I recenti tragici avvenimenti dell’omicidio della giovane Giulia, incinta di Thiago, e l’aborto della ragazza inglese, legata allo stesso uomo che ha ucciso Giulia, accendono i riflettori sull’aborto “imposto”. Evento meno raro di quanto si creda. La donna incinta può sentirsi “in gabbia”. Ecco la testimonianza vera di Sarah.

“Non era una relazione sana, lui era molto violento con me. Quando scoprii di essere incinta, io ero felicissima. Lui no. Iniziò a minacciarmi: mi disse che avrebbe fatto del male a me e al mio bambino se non avessi abortito. Prese un appuntamento senza il mio consenso, dovettero Ospedale medicimettermi una maschera dell’ ossigeno perché non respiravo, piangevo in maniera incontrollabile. Non riuscivo a fermarmi, nessuno mi chiese se stessi bene o se volessi essere lì, sono semplicemente andati avanti con la procedura. In seguito mi accompagnarono nell’ area di risposo della clinica, dove, dopo averti portato via il bambino, ti offrono biscotti e acqua. Sapere cosa ho permesso che accadesse a quel bambino…mi ha spezzata. Ora mi sono risposata e sto con il mio attuale marito da alcuni anni, le cose con lui vanno in maniera magnifica… ma ci sono delle conseguenze che dobbiamo affrontare a causa del mio aborto. Ad oggi soffro di infertilità, ho avuto 4 gravidanze extrauterine e mi è stato diagnosticato una grave forma di disturbo post-traumatico. Se solo potessi tornare indietro… non abortirei. Avrei cercato aiuto, avrei parlato con qualcuno nella speranza che mi aiutasse”.

Ecco la testimonianza video di Sarah: https://www.youtube.com/watch?v=tb32vSth3EI

Altri casi come quello di Sarah

La storia straziante di Sarah e del suo bambino non è un caso isolato. La coercizione subita dalle donne per abortire è un problema molto grave e molto spesso ignorato. Gli studi di  Susan Dammann  e di  David C. Readon hanno individuato che molte donne si sono sentite costrette ad abortire da fidanzati, coniugi, genitori, datori di lavoro, insegnanti, amici e da altre persone vicine. Le donne possono essere costrette ad abortire attraverso minacce di violenza fisica, ritiro del sostegno finanziario, perdita dell’alloggio e violazione dei contratti di lavoro o di altri accordi legali. In un numero allarmante di casi, la coercizione può trasformarsi in violenza fisica e persino in omicidio.

La sindrome post-aborto

Le donne che decidono di abortire hanno un alto rischio di sviluppare disturbi mentali, fra cui ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, maggior predisposizione al consumo di donna_disperazionesostanze come alcool e droghe, una maggiore probabilità di morire di suicidio o a causa di comportamenti pericolosi derivati dello stress dell’ aborto. Se la donna è costretta ad abortire da altri, le probabilità di sviluppare tali disturbi è molto più alta rispetto alle altre donne. Sono sintomi post-abortivi che non vanno assolutamente sottovalutati, in quanto minano gravemente la qualità di vita della donna.

Come faccio a sapere se sono vittima di coercizione?

I tuoi genitori possono cercare di farti sentire in colpa per essere rimasta incinta, potrebbero dirti che sei un grande delusione per loro e che si aspettavano che saresti stata una ragazza più intelligente e giudiziosa. Possono costringerti ad abortire dicendoti che se terrai il bambino ti cacceranno fuori di casa, ti puniranno, ti rinnegheranno o non ti aiuteranno a finire gli studi, che se non abortisci sarai un peso e/o una vergogna per tutta la tua famiglia. Il fatto che i tuoi genitori si comportino in questo modo non significa che siano cattivi, spesso sono ben intenzionati, sono solo molto  preoccupati per il tuo futuro e pensano che l’aborto sia la scelta migliore per te. Ma molto spesso dopo la nascita del bambino gli atteggiamenti di ostilità scompaiono: ci sono ragazze che hanno portato a termine la gravidanza nonostante l’ opposizione dei genitori e, al momento della nascita del bambino,  li hanno visti trasformarsi da genitori preoccupati e ostili a nonni innamorati.

Partner, genitori, “amici”: coercizione nell’aborto

Non solo i genitori, ma anche il tuo partner può costringerti ad abortire. I motivi possono essere legati alla paura di un’ improvvisa  responsabilità genitoriale, al timore di non poter terminare gli studi o di non riuscire a far carriera, oppure, nel caso di un partner violento , può costringerti ad abortire per nascondere abusi e violenze che ha commesso su di te: eliminando il bambino eliminerà le prove della violenza. Il tuo partner può cercare di manipolarti dicendoti che se terrai il bambino rovinerai la sua vita e i suoi progetti futuri, a volte può minacciare di lasciarti e di non riconoscere il bambino se decidi di tenerlo. Nei casi più gravi, potrebbe minacciare di buttarti fuori di casa, di farti del male fisico o addirittura di ucciderti.

I tuoi amici possono spingerti ad abortire dicendoti che sei una pazza a voler tenere il bambino nella situazione in cui ti trovi, facendoti vedere soltanto i lati negativi della situazione, nessuno di loro però ti aiuterà a vedere gli aspetti positivi dell’avere il bambino.

sostegno aiutoNessuno può costringerti ad abortire

È importante che tu sappia che, anche se abortire è legale, proprio per via dei traumi fisici e psicologici che esso comporta, la stessa legge 194 stabilisce che è assolutamente vietata la coercizione: “Chiunque cagiona l’interruzione della gravidanza senza il consenso della donna è punito con la reclusione da quattro a otto anni. Si considera come non prestato il consenso estorto con violenza o minaccia ovvero carpito con l’inganno” (Art. 18)

Se rivedi nelle persone che ti sono accanto alcuni dei comportanti che ho descritto poc’anzi, allora sei vittima di coercizione. Se non sei sicura di voler abortire ma la senti come la “tua unica scelta”, allora sei in un rischio maggiore di sviluppare disturbi mentali dopo un aborto rispetto alle altre donne. Ti invito a leggere sul blog di Psicologi Online la testimonianza di una giovane ragazza che è stata convinta ad abortire dal fidanzato, è una testimonianza straziante, piena di dolore e rimpianto, ma nella sua tragicità vuole darti un messaggio estremamente forte: non vale la pena di sacrificare la vita di tuo figlio per accontentare gli altri.

“Non voglio abortire, ma non ho nessun aiuto”

Fortunatamente esistono molti aiuti psicologici ed economici offerti dal servizio di SOS VITA. Se rischi di rimanere senza casa, i volontari possono provvedere a trovarti una sistemazione, se hai paura di non poter avere sostegno economico nel continuare gli studi universitari e/o di volantino progetto gemma immagine per pagina leggeranon poter provvedere a tutto ciò che occorre al tuo bambino, l’associazione provvederà a darti un contributo economico mensile per sostenerti (chiamato Progetto Gemma). Possono anche aiutarti a trovare un’occupazione attraverso corsi di avviamento al lavoro. Questi sono solo alcuni degli innumerevoli aiuti offerti dai volontari! 

Non sei sola!

Come ultima cosa, desidero dirti che qualunque crisi tu stia attraversando, non cedere alle pressioni e alle minacce di chi vuole che tu abortisca il tuo bambino. Non credere alle menzogne di chi vuol farti credere che non è nulla. Non credere a chi ti dice che non sei capace, che non sei abbastanza matura o abbastanza giovane o abbastanza stabile economicamente. Ci pensiamo noi a coprirti le spalle. Ce la puoi fare, puoi scegliere la vita per il tuo bambino e avere successo nella tua vita. Mentre leggi questi articolo, la vita del tuo bimbo è già iniziata: è dal concepimento infatti che il tuo bambino ha iniziato ad esistere. In quel preciso momento, il colore dei suoi occhi, dei suoi capelli, la forma del suo viso a alcuni tratti della sua personalità sono già stati determinati, la sua impronta genetica già esiste: ha solo bisogno di un ambiente sicuro in cui essere protetto e continuare a crescere. Il suo cuoricino inoltre, già batte forte, ha iniziato a farlo a tre settimane dal concepimento! Ciò significa che tu sei già madre di questo bimbo e hai in te tutto l’amore necessario per proteggere la sua vita, nonostante tutto e tutti.  Non sei assolutamente sola in questo, c’è un’ intera famiglia pronta ad accoglierti e a sostenerti! Devi solo chiedere aiuto: aprirai le porte alla speranza.

Contatta il Movimento per la vita di Varese!

Mary La Rosa