In tempi di crisi, in mancanza di lavoro, di fronte ad una tassazione altissima, tra le più alte al mondo, quanto costa, a noi contribuenti, l’aborto, cioè  l’applicazione della legge 194? Soprattutto, siamo consapevoli che anche noi, favorevoli alla vita, contrari all’interruzione volontaria di gravidanza, finanziamo l’aborto?  E’ notizia di poco tempo fa che, negli Stati ospedaleUniti, più di 100 membri del Congresso hanno rivolto al Presidente Trump una richiesta di interrompere i finanziamenti ai piani assicurativi per l’aborto: i cittadini americani pro life sono molto sensibili all’argomento tasse, specie quando si parla dell’eliminazione dei bambini non nati. E da noi?  Facciamo i conti partendo dalla legge 194/78 :

Legge 194  Articolo 3: i costi dell’aborto

(…) Anche per l’adempimento dei compiti ulteriori assegnati dalla presente legge ai consultori familiari, il fondo di cui all’articolo 5 della legge 29 luglio 1975, n. 405, è aumentato con uno stanziamento di L. 50.000.000.000 annui, da ripartirsi fra le regioni in base agli stessi criteri stabiliti dal piedino abortosuddetto articolo. Alla copertura dell’onere di lire 50 miliardi relativo all’esercizio finanziario 1978 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto nel capitolo 9001 dello stato di previsione della spesa del Ministero del tesoro per il medesimo esercizio. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le necessarie variazioni di bilancio.

Legge 194 Articolo 10: i costi dell’aborto

(…) L’accertamento, l’intervento, la cura e la eventuale degenza relativi alla interruzione della gravidanza nelle circostanze previste dagli articoli 4 e 6, ed attuati nelle istituzioni sanitarie di cui all’articolo 8, rientrano fra le prestazioni ospedaliere trasferite alle regioni dalla legge 17 agosto 1974, n. 386. Sono a carico della regione tutte le spese per eventuali accertamenti, cure o degenze necessarie per il compimento della gravidanza nonché per il parto, riguardanti le donne che non hanno diritto all’assistenza mutualistica. Le prestazioni sanitarie e farmaceutiche non previste dai precedenti commi e gli accertamenti effettuati secondo quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 5 e dal primo comma dell’articolo 7 da medici dipendenti pubblici, o che esercitino la loro attività nell’ambito di strutture pubbliche o convenzionate con la regione, sono a carico degli enti mutualistici, sino a che non sarà istituito il servizio sanitario nazionale.

Ci sarebbero già molte osservazioni in merito : per esempio, si mettono nello stesso articolo di legge le spese per aborto e gravidanza, istituendo un’analogia decisamente diseducativa: dal 1978 ad oggi sono più di 6.000.000 i bambini che sono stati eliminati con l’aborto in Italia, come abbiamo ben documentato in un nostro articolo.

CAVLoreto 2018Per cercare di capire quali siano le risorse messe in campo nel nostro Paese a sostegno della maternità e della famiglia, abbiamo chiesto aiuto al dott. Roberto Festa, medico di famiglia, presidente del Centro di aiuto alla vita di Loreto, vicepresidente del Forum delle associazioni familiari delle Marche e consigliere della Associazione difendere la vita con Maria. Tutte realtà attente al valore della vita e al sostegno della maternità, i cui volontari, gratuitamente, sono in prima linea nell’accoglienza della donna in difficoltà per la gravidanza.

Il dott. Festa ha condotto uno studio preciso e puntuale per rispondere alle nostre domande.

1) Quanto costa un aborto? Quanto pesa sul Servizio sanitario nazionale l’applicazione della legge 194/78?

A) Si può calcolare prendendo in considerazione le tariffe per il rimborso delle prestazioni sanitarie, il abortocosiddetto DRG, che è di circa 1000 euro per l’Interruzione volontaria di Gravidanza. Si scopre così  che i costi  dei 90-100 mila aborti eseguiti ogni anno ammontano a circa 100 milioni di euro ovvero lo 0,1% della spesa sanitaria complessiva, a cui  vanno aggiunte anche le visite mediche e gli esami diagnostici pre-intervento, poiché, come si diceva, avviene una ingiusta sovrapposizione e confusione tra gestione della gravidanza e sua interruzione. Inoltre c’è tutta una organizzazione, e quindi risorse, che gravitano intorno alla pratica abortiva: pensiamo, per fare un esempio, al personale medico non obiettore di coscienza che si dedica per molto tempo a questi interventi e il cui stipendio è pagato dal Servizio Sanitario Nazionale.

B) Ci sono inoltre i  costi indiretti secondari, dovuti alle complicazioni fisiche e psichiche a breve, medio e lungo termine che l’aborto procurato può determinare, ma di cui purtroppo nessuno tiene tracce.

C) Inoltre c’è il fenomeno esploso negli ultimi anni dei “criptoaborti“, cioè aborti procurati molto precocemente pillola giorno dopotramite il ricorso alla cosiddetta contraccezione d’emergenza (pillola del giorno dopo e pillola dei 5 giorni dopo) che in realtà, in oltre la metà dei casi in cui il concepimento è avvenuto, impediscono il manifestarsi della gravidanza bloccando l’annidamento dell’embrione in utero. Cito questa realtà molto attuale perché ci sono proposte dalla politica di rendere gratuita la distribuzione di queste pillole nei consultori familiari (caricando sul servizio sanitario nazionale anche questa spesa).

D) Infine, non sarebbe sbagliato considerare anche il capitolo della fecondazione artificiale, pratica onerosa in tutti i fivetsensi e recentemente entrata nei livelli essenziali di assistenza garantiti dallo Stato in tutte le regioni. Ci si potrebbe chiedere: c’è un legame tra la fecondazione artificiale e l’aborto? Certamente sì, perchè anche questa pratica ha costi enormi a carico dei contribuenti, e statisticamente prevede che un enorme numero di embrioni, pur già concepiti, non nasceranno, a causa di un aborto spontaneo. Ecco quindi che, tutto considerato, i costi in termini economici sono molto più alti di quelli immediatamente quantificabili, e in futuro potrebbero aumentare ulteriormente, sebbene in apparenza gli aborti certificati dal Ministero siano in diminuzione.

E) Ma soprattutto, quanto vale la perdita di una persona umana, tanto più al suo sbocciare e quindi con tutta la vita davanti? Dal 1978 ad oggi si contano sei milioni di bambini abortiti volontariamente, persone che oggi avrebbero 40 anni, almeno le più anziane: occorre dire che, se a questi bambini fosse stato permesso di nascere, oggi non dovremmo fronteggiare la tragica crisi demografica che sta determinando la perdita del welfare (pensiamo all’aumento dell’età pensionabile e alla diminuzione degli assegni pensionistici) e probabilmente causerà il crollo del servizio sanitario gratuito.

2) A quanto ammontano le spese di sostegno alla maternità? alla famiglia?

Non riesco a rispondere a questa domanda con una cifra complessiva, ma forse più utile può essere elencare i vari sussidi economici che attualmente lo Stato riconosce alle donne incinte o con bimbi piccoli, ai quali andrebbero aggiunti eventuali altri contributi regionali o comunali, con la premessa, però, che molti di queste voci sono a scadenza annuale e quindi, ogni anno, non si sa se saranno rinnovate e in quale misura:
TIPOLOGIA DI SOVVENZIONECIFRATRAMITEREQUISITI
Assegno di maternità€ 1.694,45 (2018)Dal Comune tramite INPSResidenza – No indennità di maternità (o < assegno) – ISEE <= € 17.141,45 (per prestazioni agevolate per minorenni)
Assegno al nucleo familiare€ 1.836,90 (2018)Dal Comune tramite INPSResidenza – 3 figli minorenni – ISEE <= € 8.650,11 (per prestazioni agevolate per minorenni)
Assegno di natalità Bonus Bebè 2018€ 80,00/mese per 12 mesi (tot € 960) per figlioDallo Stato tramite INPSResidenza – Figlio convivente – ISEE <= € 25.000,00
€ 160,00/mese per 12 mesi (tot € 1920) per figlioResidenza – Figlio convivente – ISEE <= € 7.000,00
Bonus Mamma domani Premio alla nascita€ 800,00Dallo Stato tramite INPSDa richiedere al compimento del settimo mese di gravidanza o comunque entro un anno dal verificarsi dell’evento (nascita, adozione o affidamento)
Carta REI Social card 2018da €187,50 a 534,00/mese in base al numero dei componentiDal Comune tramite INPS ed erogata dalle PosteResidenza – Figlio minorenne o stato di gravidanza documentato – ISEE <= € da 6.000,00 a 10.000,00 in base al numero dei componenti
Carta Acquisti€ 80,00 a bimestreDallo Stato tramite INPS ed erogata dalle PosteResidenza – Figlio < 3 anni – ISEE < € da 6.823,29, etc.
Bonus Asilo nido€ 136 max/mese per 11 mesi (tot max € 1500)Dal Comune tramite INPSResidenza – Figlio nato dal 01/01/2016 – Retta mensile di asilo nido pagata e documentata (il contributo è a copertura). Se il PLS certifica “l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido in ragione di una grave patologia cronica”, allora l’INPS eroga il bonus di € 1500 in un’unica soluzione.

 

Contributo per l’asilo nido o per l’acquisto di servizi di baby-sitting (erogato mediante il Libretto di Famiglia)
bonus da 600 euro che spetta alle mamme che tornano a lavoro dopo maternità rinunciando in tutto o in parte al congedo parentale (astensione facoltativa)

Buono nido da 150 euro
decreto 0-6 Buona Scuola misura esentasse che spetta ai dipendenti con figli da 3 mesi a 3 anni welfare aziendale.

Come si vede sono tante voci, ma solo due sono indipendenti dal reddito: il bonus mamma domani e il bonus asilo nido. Bisogna però dire nel nostro Paese è davvero possibile portare avanti in maniera ottimale, dal punto di vista sanitario e a costo zero (per la singola famiglia) una gravidanza, grazie ai percorsi nascita dei consultori familiari e ai protocolli ministeriali per la gravidanza.

3) Quanto si stanzia per le mamme single che decidono di portare avanti la gravidanzagravidanza in situazioni di difficoltà?

In questo caso specifico non mi risulta che ci siano contributi diretti dello Stato ma intervengono le regioni e i comuni tramite ad esempio le leggi regioni sulla famiglia, si tratta comunque solitamente di cifre abbastanza basse e fortemente legate alla situazione reddituale della donna.

4) Esisteva il “bonus bebé” finanziato dalla Regione Lombardia: perché è stato abolito? Esiste un finanziamento simile a livello nazionale?

Sia lo Stato che le Regioni hanno un loro bilancio e decidono anno per anno come spendere i soldi del budget, quindi qualsiasi misura a sostegno della maternità che non abbia una forte garanzia legislativa può essere ritirata o infievolita come è accaduto ad esempio a livello nazionale con il bonus bebè di 80 o 160 € a seconda del reddito che inizialmente era previsto per i primi tre anni del bambino e poi è stato concesso solo per il primo anno. A livello locale la Lombardia e alcuni comuni come Ravenna avevano deciso di sostenere in maniera specifica la prevenzione dell’aborto procurato servendosi della collaborazione del volontariato; purtroppo una certa mentalità ancora incisiva non riesce a comprendere che, dissuadere una donna dalla scelta abortiva, è sempre un grande bene per tutti e non è mai una violenza per nessuno.

5) Quanto si spende realmente in “educazione alla procreazione responsabile” (non alla contraccezione)?

Temo che la risposta corretta a questa domanda sia: zero o quasi zero. In realtà ben pochi, anche tra i registrazione Billingsprofessionisti dell’educazione o della sanità, sanno che cosa sia realmente la procreazione responsabile e quindi l’educazione ad essa. Così quasi sempre quando si parla di prevenzione dell’aborto procurato si pensa unicamente alla contraccezione, ma in realtà da un punto di vista educativo questo approccio è contraddittorio e controproducente, poiché l’uso della contraccezione induce a vivere la sessualità privata della sua connaturale responsabilità verso la generazione della vita. La legge 194 del ’78 è un clamoroso fallimento in termini di prevenzione dell’aborto procurato, ma è stata di grande efficacia nel promuovere la diffusione della contraccezione.

6) Quanto conta da un punto di vista istituzionale la voce delle associazioni pro life in Italia?

Si potrebbero individuare diversi livelli di azione e interlocuzione caratterizzati da una maggiore o minore capacità diSan Giovanni Paolo II incidere da parte delle associazioni. Posso dire in termini generali che un dialogo perseverante, rispettoso, coinvolgente le varie sensibilità, porta i suoi frutti. Spesso tuttavia l’associazionismo pro-vita si trova diviso con i suoi protagonisti che viaggiano su binari paralleli. San Giovanni Paolo II affermava che la difesa dei bambini appena concepiti, emblema della vita innocente e indifesa, è la più grande questione sociale del nostro tempo. Questo oggi è valido come e più di ieri, e tuttavia sembra che siano ancora pochi quelli che raccolgono seriamente questa sfida.

7) In cosa consiste la OSA? (obiezione spese abortive)

E’ una forma di dissenso civile per cui il cittadino decide di non pagare una certa quota di tasse dovute versando il corrispondente importo ad un ente che si occupa di tutela della maternità. Solitamente la cifra che viene stornata varia tra i 5 e i 50 € all’anno e corrisponde grossomodo al contributo virtuale di ogni cittadino ai costi dell’aborto don Oreste Benzilegale (e aggiungerei della fecondazione artificiale) al quale idealmente si decide di non contribuire. Elemento fondamentale dell’OSA è la comunicazione contestuale in forma scritta di questa scelta, debitamente motivata, al Capo dello Stato e alla Agenzia delle entrate. Chi fa questa scelta accetta di correre il rischio di sanzioni da parte del Fisco, e tuttavia questa forma di testimonianza merita certamente di essere incoraggiata per il suo alto valore civile. Il venerabile don Oreste Benzi con la comunità Papa Giovanni XXIII da lui fondata sono stati i pionieri dell’obiezione di coscienza alle spese abortive, rispondendo alla logica corretta per cui alla vicinanza amorosa a tutte le persone tentate di abortire il proprio figlio o già segnate da una tale esperienza, va sempre abbinata la denuncia pubblica della radicale malvagità dell’uccisione dell’innocente nel grembo materno.

Le associazioni che aiutano gratuitamente la donna:Movimento  per  la  Vita  di  Varesegravidanza culla

Conclusione: i costi degli aborti a carico dei contribuenti, in Italia, sono enormi, come già aveva provato a calcolare il dott. Mario Palmaro, in un interessante articolo di qualche anno fa, nel quale le cifre prospettate erano ancora più alte di quelle del nostro approfondimento. Cosa conviene fare? Non sarebbe meglio destinare queste risorse ai bambini, alle donne sole, alle famiglie? Per il momento, si può fare riferimento alle associazioni di volontariato, che sono tantissime, tutte legate al territorio, presenti in moltissime città e dedite gratuitamente davvero al valore della vita nascente. Sostegno amicale, psicologico, economico, donazioni in natura…Se sei in difficoltà contatta il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese. Non sei sola!