La maternità è un privilegio esclusivamente femminile, la donna ha il ruolo fondamentale di accogliere la vita, il che la rende per antonomasia il modello dell’amore incondizionato. Se la riflessione, dal piano sociale si sposta sul piano teologico, la figura che per eccellenza incarna la maternità è  Maria, la madre di Gesù. Proponiamo la meditazione, in merito,  di Don Alberto Cozzi, partendo dal brano dell’ Annunciazione.(ecco il testo del brano evangelico)

A Natale il protagonista è Gesù

Vi invito a raccogliere un’immagine di Isaia per una sorta di vigilanza spirituale. Il profeta chiede di spianare le strade, liberare dai sassi, appianare la strada, per poter accogliere il Signore che viene fissando lo sguardo su di Lui, senza la preoccupazione di tenere l’attenzione sulla strada… in questo periodo di DPCM siamo così presi da regole e norme a volte intricate, che la distrazione è dietro l’angolo e si fa fatica fissare lo sguardo su ciò che conta nel Natale….  È un po’ come nei periodi normali di shopping compulsivo dell’ultimo minuto… troppi pensieri, troppe distrazioni per puntare all’essenziale.

Gesù è Figlio nella sua vera umanità e nella storia

La seconda premessa da fare è quella di ricordare il senso cristologico di questa festa, che sembra mariana: in verità è la festa che ricorda il dogma di Efeso del 431: si deve dire che Maria è Madre di Dio perché l’uomo che Ella ha generato, ha un legame sostanziale con Dio,  ovvero è Dio stesso che vive la sua vita umana in Gesù. A differenza dei miti dell’epoca greca non si tratta di un travestimento di Zeus per castigare nemici o punire trasgressori o fecondare fanciulle… in Gesù il nostro Dio non si traveste da uomo per fare le sue cose… Dio sceglie di vivere una vera vita umana, la nostra vita e in essa realizza la sua identità in relazione a noi: Gesù è Figlio nella sua vera umanità, nella sua storia. Ciò significa due cose: anzitutto che non è vero che “Dio non c’entra con al mia vita”. La mia vita è un appuntamento con Dio, il mio tempo può diventare tempio di Dio, luogo della sua presenza tra noi. In secondo luogo che è una sfida enorme: la mia vita nella sua concretezza unica e irripetibile è qualcosa che Dio vuole condividere con me.

Tre auguri di Natale a partire dalla splendida scena dell’annunciazione a Maria

1) Il primo riguarda il senso dell’annuncio. Pensate che bello: un messaggio che comunica qualcosa che muove dentro, generando vita. L’angelo non comunica a Maria una dottrina sulla vita, una qualche ipotesi di azione… il messaggio, l’annuncio dell’angelo genera vita, dà inizio a un’umanità nuova, che Maria è chiamata a custodire. Il Vangelo non è questione di norme o di precetti, ma è vita. Le regole della Chiesa sono raccomandazione per custodire e far crescere la vita che ha preso inizio tra noi, una vita in pienezza. Si tratta di lasciarla accadere nel nostro tempo. E’ come un’esperienza generativa: non esiste solo il dovere o il piacere… c’è un’esperienza che genera vita e apre alla novità.  Immaginate allora che bello se a Natale potessimo avere la grazia di sentire una Parola di Dio a noi rivolta che genera vita nuova, fa nascere qualcosa, muove dentro e apre alla vita…

 

2)  Il secondo augurio riguarda il “Sì” di Maria. Notate che Maria non dice qualcosa come “accetto di collaborare… posso dare una mano”. Dice con espressione totalizzante: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Sono serva! Lo dice col sorriso, come chi vive un servizio per amore e non per dovere. Mi ricordava un amico psicologo, in questo tempo in cui ci sono chiesti sempre nuovi sacrifici, che ci sono due generi di sacrificio: quello maschile e quello femminile.
Il primo è il sacrificio del dovere, speso associato alla guerra, alla difesa della patria o al conflitto e alla competizione per ottenere qualche conquista… è un sacrifico per la morte o per togliere qualcosa ad altri. C’è poi un sacrificio femminile, quello della mamma che guarda il bambino che tiene in braccio e gli dice col cuore “ io sono tua serva”, ma lo dice col sorriso, perché è un sacrificio per la vita, è un sacrificio che genera e che custodisce ciò che ha generato. (Leggi il nostro articolo sulla maternità: Soffio di maternità privilegio della Donna)

Che bello se il Natale fosse il momento in cui entriamo nel “Sì” di Maria, un consenso a servire per amore a donarsi per la vita che è iniziata in noi e cresce tra noi.

Con S. Ambrogio leggerei la domanda di Maria come domanda che nasce dallo stupore: “Come accadrà questo?”. Non è la domanda del dubbio che problematizza l’annuncio, è la domanda che nasce dallo stupore: è troppo bello ciò che prometti, ma come accadrà se non conosco uomo? C’è dietro a questo interrogare quell’amore che rende pronti e si informa sul come accadrà più che problematizzare il se potrà essere… Maria rimane aperta alle possibilità di Dio…

 

3) Il terzo augurio riguarda la fine della scena: l’Angelo partì da lei… Quando l’angelo se ne va Maria torna alla vita ordinaria ma con un compito nuovo e resta sola, nell’attesa… Come la dobbiamo immaginare? Presa da mille dubbi? Pentita del suo Sì? O solo confusa, incerta, preoccupata? Io la immagino tutta presa a rendersi conto della dolcezza che ha lasciato in lei quell’annuncio, una dolcezza mista a una strana pace interiore, a una consolazione senza ragioni apparenti… quasi una certezza non esplicitata ma forte… che la porta a collezionare tutto ciò che è vero, nobile, puro, tutto ciò che merita lode ed è onorato…. Non la logica dei nostri media che raccolgono quanto più riescono di violenza, banalità, indignazione, polemica, irritazione e conflitto c’è nel mondo. Qui c’è una donna che ha incontrato qualcosa di grande, che solo Dio può donare, e si sente presa e cerca di custodire la bellezza di quella promessa, il riflesso di quell’esperienza, raccogliendo tutto ciò che c’è di meglio nell’umanità.

E’ il senso della bellezza del Natale.

L’incontro col Dio che si fa vicino per comunicarci una vita nuova ci rende collezionisti del bello, del bene e del vero che rendono nobile la nostra umanità.

Don Alberto Cozzi

 

Nato a Rho (MI) nel 1963, è sacerdote della Diocesi di Milano dal 1987.

Ha perfezionato i suoi studi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, ottenendo la Licenza con un lavoro sulla Trinità nel commento ai simboli di fede di Ambrogio e Agostino (diretta dal prof. K. Becker nel 1989) e successivamente conseguendo la Laurea in Teologia nel 1997 con la testi «La centralità di Cristo nella teologia di L. Billot» (diretta dal prof. J.M. McDermott).

Insegna teologia sistematica nel Seminario Arcivescovile di Milano dal 1991, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano dal 1997 e alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale dal 2003. Dal 2005 al 2010 ha insegnato anche «Teologia delle Religioni» in Seminario e presso l’ISSR di Milano.
È stato parroco di Galliate Lombardo (VA) dal 2002 al 2008; dal 2008 è professore straordinario della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.

Ricopre la carica di Direttore del Ciclo Istituzionale della Facoltà Teologica di Milano e dal settembre 2011 è preside dell’ISSR di Milano.

Presso l’ISSR, Don Alberto Cozzi, in qualità di docente, insegna “Cristologia” e “Mistero di Dio” per il triennio e “Teologia delle religioni” e “Fede ed esperienza religiosa” per il biennio.