Capita che qualcuno ti chieda “Perché lo fai? Perché perdi il tuo prezioso e limitato tempo di vita per aiutare donne sconosciute? Carità? Filantropia?”

Personalmente ritengo che il volontariato debba essere considerato come un dovere civile perché non può essere solo la fede o la bontà d’animo a spingere all’ incontro verso i bisognosi, ma la motivazione deve riguardare un valore condivisibile da tutti, proprio come succede per i diritti umani.

Il primo, il principale diritto è il diritto alla vita, è quello senza il quale tutti gli altri non si reggono. E dietro questo diritto c’è essenzialmente  il riconoscimento del rispetto per la dignità assoluta della creatura umana, anche per chi è laico e non è credente. Altrimenti perché essere contro la pena di morte? Filantropia?

La risposta nelle parole chiare del filosofo laico Norberto Bobbio nel Corriere della Sera dell’8 maggio 1981:

“Il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. E’ lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto.” E ancora: “ Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come imperativo categorico, il “non uccidere”. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere.”

Perciò affidarsi alla ragione, e non solo al cuore, porta a considerare valore supremo la dignità umana perché la dignità non è qualcosa in più che si aggiunge alla vita ma è strutturalmente legato alla vita; l’aborto quindi che uccide una creatura umana non può essere considerato un diritto.

Il pensiero moderno, così come rivela la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che ha compiuto 71 anni in quanto approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948, sancisce questo primato della dignità umana, non tanto su basi filosofiche quanto sull’esperienza della Storia e sulla constatazione che ogni volta che questo diritto è stato calpestato, l’esito è stato funesto: “si percepiva chiaramente di partecipare ad un evento storico e veramente significativo, in cui era stato raggiunto un consenso sul valore supremo della persona umana, un valore che non era originato dalla decisione di un potere terreno, ma piuttosto dall’intrinseca dignità dell’uomo, che ha dato origine al diritto inalienabile di ogni uomo a vivere libero da violenza ed oppressione ed a sviluppare pienamente la propria personalità.”

Il laico non sa da dove derivi questa dignità intrinseca nell’uomo mentre il credente sa che essa deriva dall’essere una scintilla dell’amore di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza ed ecco le parole di Papa Francesco: “ E’ importante questo insegnamento di Gesù: la nostra condizione di figli di Dio è frutto del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci questa dignità. Questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare mai.”

Come non ricordare a questo proposito anche Santa Madre Teresa di Calcutta che il 5 maggio 1992 così scriveva al Movimento per la Vita Italiano:”Chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero della razza umana (…) Se il bambino non ancora nato dovesse morire per deliberata volontà della madre, chi è colei che deve proteggere e nutrire quella vita, chi altri c’è da proteggere? Questa è la ragione per cui io chiamo i bambini non ancora nati “i più poveri dei poveri”. Se una madre può uccidere il suo stesso figlio nel suo grembo, distruggere la carne della sua carne, la vita della sua vita e frutto del suo amore, perché ci meravigliamo della violenza e del terrorismo che si sparge intorno a noi?”

Infine il principio inalienabile della dignità umana fonda anche tutti gli altri diritti, come quello di uguaglianza, di sviluppo, di libertà… perciò occorre “preferire la nascita” sempre e comunque, sorridere con fiducia alla vita, come costruttori di pace e di progresso.

In Oriente questo principio si racchiude nella parola Namaste, espressione di saluto originario dell’India, accompagnata dal gesto delle mani giunte e del capo piegato, e se letteralmente significa “mi inchino a te”, dal punto di vista simbolico ha un’accezione spirituale “che la mia essenza spirituale si inchini alla tua” perché siamo corpo, mente e spirito e potremmo anche tradurlo così: “Io rispetto te nell’universo”.

Infine, sul rispetto della creatura umana e sulla posizione della Chiesa, sono illuminanti le parole di Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangeii Gaudium, precisamente nei Paragrafi 213 e 214: “Tra questi deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo” (213). “Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a ‘modernizzazioni’. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie” (214).