Italia: la relazione annuale sullo stato della Legge 194/78

Nell’ annuale relazione del Ministero della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194/78,  pubblicata pochi giorni fa e relativa ai dati dell’anno 2019, si può constatare purtroppo un totale di 73.207 aborti. Sono dati  leggermente in calo rispetto all’anno precedente (-4%), ma è aumentata la “contraccezione di emergenza”.

Brevemente ed in estrema sintesi, vogliamo soffermarci su alcuni dati importanti. Hanno abortito per la maggior parte donne tra i 25 e i 34 anni e la percentuale più elevata sta tra i 30 e i 34 anni. La prima età matura, un’età di “consapevolezza”; è il tempo dell’autonomia, del lavoro che rende indipendenti. E’ il tempo della ricerca di un partner, delle aspettative sentimentali, delle amicizie occasionali, delle convivenze o dei matrimoni. Può essere anche un tempo di confusione per le molteplici esperienze. E’  anche l’età della generatività, della ricerca di una casa e di figli piccoli da accudire.

Nel 2019, vi è stato un decremento dei tassi di abortività in tutte le classi di età (in particolare tra le donne di 2024 anni), tranne che nelle donne di 3539 anni. Si abortisce soprattutto nell’Italia Settentrione, subito dopo viene l’Italia Meridione e infine l’Italia Centrale e le Isole.

Per quanto riguarda le minorenni, il tasso di abortività è risultato essere pari a 2,3 per 1.000, valore molto inferiore a quello delle maggiorenni (6,1 per 1.000).

Al crescere del titolo di studio, diminuisce il rischio di ricorrere all’aborto. Si rileva una lieve prevalenza di donne in possesso di licenza media superiore (43,9%), valore simile a quello degli anni precedenti.

Al Nord e al Centro abortisce in prevalenza chi ha già un’occupazione, mentre al Sud e nelle Isole prevalgono le disoccupate.

Per quanto riguarda la cittadinanza: il 29,2% delle IVG a livello nazionale è straniera.

Il 60% delle donne che ha abortito aveva già almeno un figlio, spesso due. Dunque donne già mamme, non alla prima gravidanza. Si tratta quindi di donne che sapevano bene a cosa andavano incontro. Avevano già avuto un figlio.

In Italia, lo Stato non istiga all’aborto e questa legge prevede in teoria l’aiuto e il sostegno alla donna, come si evince dall’incipit della legge:

Articolo 1: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.

Purtroppo la legge non è adempiente riguardo alla difesa della vita umana e al valore della maternità. Sono soprattutto i consultori (luogo privilegiato di rilascio del documento di IVG al Nord, prima di tutto in Lombardia) che dovrebbero offrire ampio sostegno diversificato di tipo psicologico e sociale: aiutare la donna economicamente ma anche aiutarla a capire l’entità di ciò che sta per fare, sotto ogni punto di vista, anche sotto il profilo morale, prima di avviare all’IVG – Interruzione Volontaria di Gravidanza.

Stante la legge, i consultori dovrebbero ragionevolmente per primi difendere il valore della vita e proporre alternative all’aborto.

La donna, questo è il punto!

In Italia, in Francia, in Spagna o in America, un po’ ovunque le organizzazioni contrarie all’aborto cercano di avvicinare le mamme per favorirne la presa di coscienza. Cercano di star loro vicino per mettersi a disposizione, per supportarle in ogni modo. Vorrebbero anche aiutarle a riflettere, a rimanere lucide nonostante l’imbarazzo, il disagio, la sofferenza e il turbamento che un aborto procura necessariamente. Vorrebbero infine aiutarle a non soffrire, sapendo che l’aborto rimarrà impresso nella loro anima per sempre.

Il Papa va controcorrente rispetto alla mentalità odierna che svuota di valore la dignità della vita. L’attuale cultura dello scarto difende a spada tratta il diritto della donna a decidere da sola della vita del figlio, di fatto abbandonandola di fronte a questa enorme responsabilità. Tale esperienza rimarrà impressa nella sua memoria per tutta la vita, proprio come avviene per un trauma. La scelta di abortire è anche un problema morale che turba profondamente la donna che sente già il figlio dentro di sé. Il Papa risponde che l’aborto non è affatto un diritto ma un vero e proprio omicidio con un sicario: queste le parole di Papa Francesco di recente sul volo di ritorno dalla Slovacchia!

E’ moralmente discutibile che la donna possa fare tutto ciò che vuole

Di certo è terribilmente deplorevole che la donna possa liberamente decidere di uccidere la creatura che porta in grembo. Libertà infatti fa rima con responsabilità e rispetto per la vita. Chi si oppone alla vita, coltiva solo la morte.

Per far passare la legge 194 e alleggerire il senso di responsabilità delle donne, negli anni ’70 del secolo scorso, sulla scia del femminismo americano, si insisteva sul fatto che il feto fosse soltanto “un grumo di cellule”, ad uno stadio in cui non si poteva ancora parlare di un essere umano. La scienza però ha da tempo smentito categoricamente questo punto di vista, che oggi possiamo dichiarare una vera e propria menzogna.

La verità infatti è che la vita inizia fin dal primo istante della fecondazione ed è un processo inarrestabile, un’energia vitale esplosiva, un tripudio di cellule in trasformazione fin dai primi giorni. La capacità di crescita e di modellamento delle connessioni neuronali è straordinaria: i neuroni sono attivi al massimo delle loro potenzialità proprio nei primi mesi di sviluppo della vita dell’organismo. Stiamo parlando anche dei neuroni della corteccia cerebrale, il nobile e superiore cervello umano.

“La vita della madre è una cosa e la vita del figlio è un’altra e non le appartiene”, dice un manifesto dell‘Associazione italiana Pro-Vita.

Nella natura non c’è la proprietà privata ma piuttosto funzionalità e collaborazione. La funzione di una madre è di mettere al mondo un figlio, curarlo, proteggerlo e allevarlo come fanno tutte le madri del mondo animale. Il suo compito evolutivo è di educarlo, istruirlo, insegnargli ad amare e renderlo autonomo, indipendente, anche da lei.

Pertanto, lo scopo della maternità è donare la vita, custodirla e farla crescere affinché la prole sappia adattarsi al mondo e vi possa poi contribuire trovando la propria felicità e autorealizzazione.

Il figlio non appartiene mai ad una madre

Le madri che si illudono in tal senso, che non vogliono “perdere” il figlio o che vogliono farsi proteggere, aiutare, accudire dal figlio diventato grande, gli impediscono di vivere la sua vita indipendentemente da lei. Queste madri invadenti e dipendenti dai propri figli, li cercano ogni giorno, anche se sono sposati o convivono e sono impegnati nel mondo del lavoro.

Dopo aver preso atto della situazione dell’aborto in Italia nel 2019, se volessimo fare un profilo della donna tipo che richiede di abortire, potremmo descriverla così: è italiana dell’Italia settentrionale, ha tra i 30 – 35 anni, possiede un diploma di scuola media superiore, lavora e ha già almeno un figlio.

Quali potrebbero essere le ragioni a spingerla ad abortire? Pensa forse di non potersi permettere un altro figlio? Teme di perdere il posto di lavoro e di non poter più mantenere la famiglia? E’ una donna sola che provvede alla sua famiglia?

Una grande Speranza per il futuro dell’umanità

Vogliamo concludere con una grande Speranza per il futuro. La missione civile dei volontari del Movimento della Vita e dei gruppi Pro-Life è stare vicino alle donne in difficoltà per una gravidanza inattesa alfine di aiutarle in ogni modo e mostrare loro quanto grande sia il valore della vita umana, sin dal primo istante del concepimento. I Pro-Life rappresentano una grande forza di rinnovamento e di speranza per il futuro della società.

Il 2 febbraio 2019 Papa Francesco ha avuto parole di ringraziamento per il Movimento della Vita:”… apprezzo la laicità con cui vi presentate e operate, laicità fondata sulla verità del bene della vita, che è valore umano e civile e, come tale, chiede di essere riconosciuto da tutte le persone di buona volontà, a qualsiasi religione o credo appartengano. Nella vostra azione culturale avete testimoniato con franchezza che quanti sono concepiti sono figli di tutta la società, e la loro uccisione in numero enorme, con l’avallo degli Stati, costituisce un grave problema che mina alle basi la costruzione della giustizia, compromettendo la corretta soluzione di ogni altra questione umana e sociale»