ARTICOLO PUBBLICATO su RMFONLINE.IT del 25/12/2015 

Egregio direttore,

vorremmo prendere spunto dall’articolo riportato sul quotidiano “La Provincia”, pubblicato in data 21 dicembre 2015, con titolo ” Io e Scott, due papà in America” , per esprimere la posizione del comitato ” Difendiamo i nostri figli”, del quale siamo referenti a Varese, in merito alla vicenda riferita, di un varesino ” sposato” con un uomo americano, diventati padri di due gemelli tramite ovuli di donna estranea alla coppia, fecondati e poi impiantati in utero di madre surrogata.

Se grande è il rispetto che si deve ai due bimbi, chiamati alla vita e sicuramente preziose persone; se si può comprendere anche l’entusiasmo di chi vede realizzato un desiderio umanissimo, tuttavia non si può ignorare la gravità di certe affermazioni, non condivisibili in quanto contrarie alla natura e all’etica:

1) “volevamo  una famiglia nostra con dei figli nostri”:  la famiglia, stando alla Costituzione italiana, si realizza con l’unione tra un uomo e una donna, padre e madre dei figli che potranno farne parte. Nessuno può pretendere, né dare per scontato di ottenere con qualunque mezzo questo obiettivo, sovvertendo l’ordine naturale delle cose.

2)” la donatrice ci ha chiesto più soldi”:  non si può non rimanere sconcertati a leggere con quale superficialità si accostino i concetti di ” donatrice” e ” chiedere soldi”: delle due l’una, o si dona o si fa per danaro.

3) “l’agenzia ha trovato una donatrice di ovuli e una madre surrogata”:i due bimbi avranno due padri presenti, una ” donatrice” assente e una terza figura, che li ha portati in grembo per nove mesi. Chi di noi è madre sa quale rapporto si instauri tra gestante e bimbi prima della nascita, un legame quasi simbiotico che unisce per sempre il figlio alla mamma: possibile che tutto diventi insignificante? La gravidanza, il DNA della ” donatrice”, la presenza di due figure maschili invece della naturale presenza di una donna accanto ad un uomo?

“L’interferenza della donatrice e della madre surrogata”,così si definiscono le due donne, sono affermazioni che alludono piuttosto alla mercificazione della donna, dell’utero femminile, degli ovuli femminili, venduti e comprati nella logica di un dare/ avere che nulla ha a che vedere con l’amore. Perfino femministe storiche, come Simona Izzo, si sono espresse contro la pratica dell’utero in affitto.

4) “Educheremo i figli nel rispetto della diversità, così potranno capire cosa è la vera uguaglianza.”Ma quanta confusione! Dove sta la diversità se i ” genitori” sono due uomini? Chi vuole l’uguaglianza intesa come identità? Esiste invece la complementarietà, che ben spiega perché, da sempre, un uomo e una donna sono padre e madre di figli.

In conclusione: si tenta in Italia di scimmiottare l’America importando, o tentando di importare, pratiche che trattano donne, ma soprattutto bambini, come merci. La cultura del nostro grande Paese, però, è tale, da far ben sperare che un sussulto di razionalità porti a rivalutare la famiglia tradizionale, quella formata da un uomo e una donna.

Prof. Vittoria Criscuolo
Prof. Cinzia Tartaria
Referenti del comitato ” Difendiamo i nostri figli”. Varese