Un “dialogo nascosto” tra madre e figlio in grembo è quello raccontato dal Prof. Giuseppe Noia in questo suo articolo sul sito dell’Osservatorio Permanente sull’Aborto – OPA, ove, al rapporto tra la madre e il figlio appena concepito, viene attribuito un rapporto speciale, definito come un dialogo nascosto. E’ questa relazione infatti che fonda l’esistenza della persona umana, dalla nascita alla morte naturale.

Le parole del Prof. Noia dal punto di vista antropologico sono di un’importanza capitale; vogliamo perciò riflettere su quanto emerge dalle sue riflessioni per meglio capire chi è l’essere umano, fin dal suo concepimento e come si è smarrito il senso profondo e più vero della fecondità.

Quando inizia la vita umana?

Il punto di partenza, l’inizio della vita umana, sta nella verità incontrovertibile di ciò che riguarda l’inizio della gravidanza, ossia il concepimento (singamia, ovvero riproduzione sessuale e cariogamia ovvero la fusione dei nuclei delle cellule maschile e femminile) con la formazione dello zigote, la cellula derivato di fusione, cui seguono, senza soluzione di continuità, le tappe moltiplicative che precedono l’annidamento. Nella foto che segue: l’incontro tra i due gameti, spermatozoo e cellula uovo.

Ma ancor prima dell’annidamento, tra madre e figlio si è già avviato un attivo e finalizzato dialogo biochimico che rende possibili i vari steps successivi, come ad esempio l’instaurarsi delle tolleranze immunitarie, indispensabili per l’impianto e per la successiva evoluzione della gestazione che si concretizza nello sviluppo embrio-fetale.

L’interesse delle multinazionali del farmaco in merito all’aborto

La pianificazione delle nascite è un problema fondamentalmente etico e dovrebbe riguardare innanzitutto le scelte di fondo e il buon senso di ogni persona, di ogni coppia. Si tratta invece di un  business favoloso per l’industria farmaceutica che si è lanciata così nello studio del controllo della riproduzione influenzando enormemente anche la cultura del nostro tempo: edonismo, individualismo e materialismo.

Anche il linguaggio farmacologico non è volutamente chiaro e ha solo lo scopo di non creare allarmismi nella popolazione, come nel caso della “pillola d’emergenza” in cui, in verità, l’emergenza non sta nella pillola ma nell’interruzione di gravidanza.

Chi è il concepito?

Non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa stenta a riconoscere che l’embrione è uno di noi, cioè una “persona” a tutti gli effetti. Così l’aborto, un vero e proprio omicidio, viene incluso nei diritti della grande congiura, quella “congiura contro la vita”, come la definì Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae (EV 58).

Infatti, sin dal concepimento l’embrione è qualcuno, non qualcosa: è un bambino, non è mai semplice materiale!

Anche il linguaggio è cambiato nel tempo e oggi tale delitto viene definito IVG, un acronimo asettico, un termine tecnico che riesce a non evocare immediatamente l’immagine dell’omicidio, mentre trasforma l’aborto in un evento innocuo.

La “salute riproduttiva” nuovo concetto in medicina

La medicina contemporanea con il termine “salute riproduttiva” ha introdotto alcune espressioni e concetti che hanno cambiato la mentalità comune attraverso un’idea di procreazione, in cui viene sottolineata soprattutto l’importanza del controllo della propria fertilità, all’interno di alcuni valori in cui si enfatizza l’idea di modernità, di emancipazione, di autodeterminazione e di libertà.

Prosegue incalzando il Prof. Noia: “Come ho ripetuto più volte, ne sono profondamente convinto, la legge sull’aborto è da considerarsi di per sé iniqua, oltre ad essere viziata da alcuni inganni, perché ha depenalizzato, semplificato, banalizzato e oggi reso precocissimo l’aborto volontario, ormai evento occulto, portando l’opinione pubblica alla sua accettazione come una pratica del tutto ordinaria.”

La situazione è peggiorata durante la pandemia, quando la pratica dell’aborto è stata ulteriormente liberalizzata con l’approvazione dell’aborto domiciliare. Dal 2020, la pillola dei 5 giorni dopo – EllaOne – è stata resa disponibile anche per le minorenni senza ricetta medica.

Scienza serva del potere culturale del suo tempo fa cattiva medicina

Eccone tre esempi illuminanti, negli ultimi 60 anni di storia, non solo americana ma anche europea ed italiana.

Il primo è stato il tentativo di separare la singamia dalla sincaria: tra l’ingresso degli spermatozoi nell’ovulo (singamia) e la fusione dei due nuclei (quello maschile e quello femminile, detto sincaria o cariogamia) c’è un intervallo di tempo di 18 ore. In questo lasso temporale, secondo alcuni sedicenti scienziati, l’embrione unicellulare (definito da loro ootide), dopo la singamia, non è pienamente individuo umano ed è quindi utilizzabile per tutti gli scopi possibili.

Ora, la verità scientifica è la seguente: nella definizione dell’identità umana la sincaria è la relazione fondamentale, ma essa è stata preceduta dalla singamia e il tutto è un insieme di relazioni biogenetiche, per cui si costituisce il nuovo essere umano durante un processo e non in un solo momento. Inoltre l’unicità delle sequenze ALU fanno sì che la specificità delle sequenze definisca il nuovo individuo come unico e irripetibile anche in funzione di calcoli matematici di improbabilità di assemblaggio genomico assimilabile, talmente alti da confermare il concetto precedente, e ciò fonda anche la sua individualità.

Il secondo maldestro tentativo è stato quello di spostare la piena dignità dell’embrione umano dal concepimento al 14 giorno con una manipolazione semantica simile a quella utilizzata per l’ootide. Il termine “pre-embrione” (vale a dire una sorta di pre-uomo, cioè l’embrione umano fino al quattordicesimo giorno, momento in cui si forma la stria primitiva) fu coniato in seno al rapporto Warnock, commissione di scienziati guidati dalla McLaren, genetista di grosso peso culturale in Inghilterra negli anni ’80.

La motivazione di questo cambio semantico riteneva che l’embrione, prima del quattordicesimo giorno non aveva la piena dignità di individuo umano, per cui questo assunto permetteva al Parlamento inglese di autorizzare l’utilizzo delle migliaia di embrioni congelati (frutto delle avvenute fecondazioni extracorporee fino al 1984) per i fini più disparati, ma scientificamente “apparentemente nobili”.

Fu attuato uno sdoganamento apparentemente scientifico, ma in sostanza finalizzato a sdoganare sul piano etico le tecniche di fecondazione artificiale extracorporea e conferire una parvenza di terapia della sterilità.

Il terzo e più coriaceo tentativo è quello di spostare l’inizio della vita umana dal concepimento all’impianto, utilizzando in questo caso, il contesto anatomico temporale: silenziare i primi 8 giorni dell’embrione (i primi tentativi già dal 1959 – vedi articolo a pag. 13).

Sulla base di queste valutazioni lo zigote (embrione unicellulare), la morula (embrione pluricellulare), la blastocisti (embrione in fase di pre-impianto), sono entità umanamente indistinte sul piano etico ed antropologico poiché non anatomicamente relazionati con la madre (sic!) e quindi non pienamente individui umani.
Essi, quindi, sono passibili di aggressioni farmacologiche, tra cui la pillola del giorno dopo e quella dei cinque giorni dopo, considerati e definiti farmaci contraccettivi e non abortivi.

Intanto, H. J. Muller al III Congresso Internazionale di Genetica Umana nel 1966 a Chicago lanciava, ai circa 2000 genetisti convenuti, un appello ad “impegnarsi a fondo in una offensiva genetica per il controllo dell’evoluzione umana”, su tre linee: la “selezione germinale”, la “selezione genotipica”, la “selezione genica”…

Cambiare il significato delle parole per cambiare la mentalità

Non potendo cambiare la biologia, che identifica l’inizio di una nuova vita nel momento della fecondazione, già a partire dal 1965  l’ACOG – acronimo che sta per American College of Obstetricians and Gynecologists -, cioè la maggiore organizzazione di ginecologi degli Stati Uniti, pubblicò il suo primo Terminology Bulletin con l’introduzione dalla discutibilissima trasformazione semantica della parola “concepimento“.

Dal significato di “fusione di ovulo e spermatozoo” si passò al significato di “annidamento di un ovulo fecondato“, ovvero avvenuto impianto dell’ovulo fecondato nell’utero materno. «Se si scopre che questi dispositivi intrauterini agiscono come abortivi, non solo avremo contro la Chiesa cattolica ma pure le Chiese protestanti», affermava nel 1962 Mary Calderone (1904 – 1998), allora direttore medico di Planned Parenthood, riferendosi alla spirale.

Otto anni dopo, nel 1972, l’ACOG opera un nuovo cambiamento di significato, questa volta nella parola “gravidanza“, definita come “il periodo che inizia con l’annidamento dell’embrione in utero e che termina con il parto“. E’ evidente che si tratta di metamorfosi semantiche non suffragate in alcun modo da nuove acquisizioni scientifiche, sono manipolazioni verbali di carattere strumentale volte ad affermare che un farmaco ad azione anti-nidatoria non sia abortivo.

Quella manipolazione “fece scuola” e nel 1985 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si appiattì sull’interpretazione messa a punto due decenni prima dalle lobby abortiste giungendo a riconoscere la gravidanza solo a partire dall’avvenuto impianto dell’embrione nell’utero.

Si è trattato di una manipolazione della realtà in piena regola, dato che testi di embriologia cronologicamente successivi ed utilizzati nell’insegnamento universitario riportano il concepimento quale momento della fecondazione, dell’unione di spermatozoo ed ovulo che determina la formazione dello zigote.

La “contraccezione d’emergenza” viene considerata tecnica di “prevenzione secondaria”, là dove le tecniche di prevenzione primaria sono da intendersi quelle attuate prima dei rapporti. Qui si esce dall’ambivalenza nascosta e si includono nel termine “contraccezione” metodi pienamente abortivi, perché proposti come contraccettivi quando è già iniziata la gravidanza: l’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC), in un comunicato del 2010, ha affermato: “Non si è di fronte ad un effetto ‘contraccettivo’ ma ‘antinidatorio’ e quindi abortivo”.

Il dialogo madre-feto per la vita

E’ davvero grave quanto è stato fatto da parte degli abortisti nell’ambito della cultura della vita, attraverso la manipolazione semantica di termini fondamentali riguardanti la fecondazione, l’embrione e la gravidanza al fine di “spingere” sempre di più sulla produzione di farmaci contraccettivi e abortivi.

Lo si coglie ancor di più quando si pensa al valore e allo spessore esistente nel dialogo materno-fetale che comincia ancor prima dell’impianto. Esso è essenziale per segnalare la gravidanza, stabilire un contatto forte, porre le basi per la tolleranza immunologica e assicurare la crescita e lo sviluppo dell’embrione.

In biologia, l’embrione è totalmente protagonista in quanto definisce innanzitutto l’identità umana (46 cromosomi) e poi:

– la sua individualità e unicità (sequenze ALU)
– la sua autonomia biologica (lo shift metabolico energetico)
– l’assunzione del piano programma genomico (imprinting genomico, polarizzazione, assializzazione)
– Il “cross-talk” (dialogo crociato materno-fetale con incredibile interazione di geni, mirato all’impianto e alla tolleranza immunologica)

Dovendo concludere per esigenze editoriali, rimandiamo alla  lettura completa del testo del Prof. Noia, indispensabile per comprendere appieno le tesi esposte scoprendo la verità, nonché approfondire dal punto di vista scientifico il ruolo biologico dell’embrione, quello che ognuno di noi è stato un tempo.

Susanna Primavera