Il Plusmaterno

Il libro “Mio figlio mi adora” (2017) di Laura Pigozzi, psicologa clinica e psicoanalista, è una lettura sulla famiglia odierna provocatoria, come del resto lo sono anche altri suoi successi più recenti: “Troppa famiglia fa male” (2020) e “Amori tossici” (2023).

La tesi sostenuta è la seguente: nella famiglia italiana impera il dominio della madre con il beneplacito del marito, spesso assente. C’è un mito dietro il dominio assoluto delle madri: “la Madre ha sempre ragione”, la madre è ritenuta infatti la persona più affidabile, a lei tutto è dovuto poiché dona la vita ed è ragione di senso di un figlio/figlia e del marito. Agli italiani non toccare la mamma..

Per definire una forma eccessiva di amore della madre per i propri figli, Laura Pigozzi ha coniato il termine “Plusmaterno”, un totalitarismo dell’amore che diventa assorbente, simbiotico, incapsulante.

Mentre ancora trent’anni fa all’interno della famiglia era presente uno scontro generazionale, nella famiglia odierna ogni contestazione è definitivamente sparita e i figli crescono ricevendo continue risposte ai propri bisogni immediati di affetto. Questo perché i genitori amano troppo i figli, li amano fino all’eccesso, cioè fino al controllo e alla manipolazione.

In realtà, lo scopo principale dell’educazione è, come ben sappiamo, rendere autonomi i figli… anche da noi genitori. Per uno strano fraintendimento del significato del ruolo genitoriale o per un particolare bisogno di compensazione affettiva personale, l’affetto genitoriale, unito all’attenzione e alle cure che l’accompagnano, può diventare così serrato nelle madri da rendersi indispensabili nella vita del figlio, il quale da solo non sa come cavarsela perché abituato al “tutto pronto e senza fatica”.

Nuova emergenza educativa dietro la preponderanza della figura materna e l’assenza del padre

Oggi la metà dei giovani vivono in una solitudine interiore preoccupante per carenza di legami con i loro pari, mentre i genitori ingombrano con la propria presenza la loro vita. Genitori narcisisti che controllano la vita dei figli si sentono come proprietari dei propri figli.

Si chiama “Maternal Gatekeeping” l’atteggiamento delle madri quando cercano di limitare il coinvolgimento del padre nella cura dei figli: “Lascia stare, faccio io!”. Strumenti principali: controllo e critica, entrambi diseducanti e pericolosi. Anche sulla critica ci sarebbe molto da dire, se si vuole renderla costruttiva.

Ma se la madre tende ad assumersi tutta la responsabilità della cura dei figli, porta, senza volerlo, verso la creazione di una società divisa tra i sessi e porta alla legittimazione di una gerarchia nei ruoli di genere.

Occorre ristabilire un equilibrio per bilanciare le responsabilità nella cura dei figli (ddl. 957/2008 con doppio domicilio per il minore e mantenimento diretto da parte di ciascuno dei genitori). E’ più che mai opportuno e urgente coinvolgere maggiormente i padri, che imparano così ad avvicinarsi ai propri figli e a prendersi cura di loro. Infatti, padri non si nasce ma lo si diventa attraverso la cura del figlio.

Figli diventano come insetti nell’ambra

Già di Nietzsche per spiegare pensieri intrappolati e idee “conservate” nella mente, l’immagine metafora degli insetti nell’ambra è particolarmente efficace anche per rendere lo smarrimento dei figli, soffocati da genitori nevrotici.

In questi ultimi anni è cambiato lo scenario dei disagi psichici e tanti di questi disagi nascono proprio all’interno della famiglia. Quando le famiglie sono disfunzionali, quando la famiglia è divisa e l’affidamento dei figli non è condiviso, o quando è “invischiata” negli affetti, oppure quando vige al suo interno l’ipercura delle madri e l’assenza dei padri.

Quando un padre è assente, capita spesso che la madre dorma insieme al figlio per molto tempo. La critica di Pigozzi sul tema specifico è assoluta. Il co-sleeping e bed-sharing, la condivisone della camera e del letto durante la notte, se può essere consigliato nei primi mesi/anni di vita per favorire la montata lattea e poi la sicurezza del bambino, non è assolutamente da proporre più avanti.

Non possiamo, infatti, cercare la compensazione nei figli quando è in crisi il rapporto con il partner, soffocandoli con il nostro affetto. In una forma più poetica, potremmo citare Gibran “I figli non sono nostri”, ma della vita e per il mondo, non ci appartengono e devono imparare ad affrontare la vita, anche nelle difficoltà e nella fatica.

Figli maschi adultizzati da piccoli, che per anni hanno ascoltato gli sfoghi della madre contro il padre e che nel cuore della madre hanno preso il posto del padre, diventano spesso confusi, insicuri, bloccati, incerti nelle proprie scelte, inibiti, perfino impotenti..

Maschi legati inconsciamente per tutta la vita alla propria madre “Non posso tradire la mamma”, rischiano di perdere la propria virilità, la propria piena realizzazione ed il proprio ruolo insostituibile nella famiglia e nella società.

Susanna Primavera