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Appena uscito nelle sale, il film “C’è ancora domani”, regia ed interpetazione di Paola Cortellesi,  ha ottenuto da subito successo di pubblico e di incasso. Un film da vedere, che emoziona e fa riflettere senza mai annoiare lo spettatore.

Una donna seria

Delia, la protagonista, è una donna solida e solerte, che vive a servizio della propria famiglia. Dedica tutto il suo tempo alla gestione dei figli, della casa, del suocero e del marito. Sottomessa alla volontà di quest’ultimo, uomo violento e autoritario, sembra incapace di prendere qualsiasi decisione che possa in qualche modo cambiarle la vita, migliorarla. Subisce violenze e non proferisce parola, come del resto tutto il vicinato… tutti sanno e nessuno fa niente, nessuno parla. Delia è criticata dalla sua famiglia, dal marito che non le concede il minimo errore e dalla figlia Marcella, che apertamente le dice di non volere essere come lei. Eppure Delia, con la sua energia caparbia, capace di sopportare tutto e tutti e con la sua capacità di restare al suo posto, preferendo crescere i figli piuttosto che seguire un possibile amante, riuscirà a stupire la figlia, conquistandone l’ammirazione.

Dalle macerie del dopoguerra rinasce la speranza del futuro

Ambientato nel secondo dopoguerra, quando le donne erano poste in una condizione di inferiorità rispetto agli uomini, il film rende perfettamente la concezione femminile del periodo storico. Ma la pellicola di Paola Cortellesi è squisitamente femminista, sta volutamente e dichiaratamente dalla parte delle donne e alla fine ne celebra la vittoria, riportando sullo schermo un momento storico cardine: il primo voto aperto alle donne del 2 giugno del 1946.

Delia si prepara a questo momento così importante al meglio che può, cucendo per l’occasione una camicetta nuova e mettendosi il rossetto, come se stesse per incontrare un uomo. La donna ha finalmente trovato il coraggio di rivendicare la sua posizione nella società, andando contro – per la prima volta – al parere del marito.

La piaga della violenza domestica

La tematica affrontata dalla regista è impegnativa ma, grazie alla sceneggiatura e alla scelta delle musiche, è resa più sopportabile allo spettatore. La narrazione della violenza domestica, problema purtroppo sempre molto attuale, è lasciata alla musica: si intuisce ciò che succede a porte chiuse ma non si vede mai totalmente, in modo esplicito. Inoltre, è un film che a tratti riesce anche a far sorridere; alcune battute e scene dalla sfumatura comica alleggeriscono il tono, senza però mai svilire il messaggio del film.

Il titolo comunica l’idea di futuro, che è ancora tutto da scrivere per le donne, è ancora tutto da vivere. Un futuro che è quindi simbolo di vita, di speranza che le cose possano finalmente cambiare.

Perché ancora oggi la violenza sulle donne

La violenza sulle donne e il femminicidio non è un fenomeno prevalentemente italiano ma riguarda il mondo intero e ogni ceto sociale. L’Onu infatti lo ha definito “un flagello mondiale”. Si tratta di una barbarie, di cui il femminicidio rappresenta la punta dell’iceberg.

La violenza si può declinare con sfumature diverse, attraverso l’umiliazione, le minacce, le percosse, o attraverso una forma di schiavitù sociale che non permette alla donna innanzitutto di studiare e poi di diventare indipendente. Alla donna non si vuole permettere in fondo di conoscere se stessa, le sue attitudini, le sue inclinazioni, i suoi interessi, in una parola le sue potenzialità. Infatti, solo attraverso lo studio e la conoscenza, si può comprendere quale donna si vuole diventare e cosa si intende realizzare nella propria vita.

Gli uomini che usano varie forme di violenza verso le donne si perdono la profondità dell’amore femminile. Una donna che viene trattata male, si ripiega su se stessa, sui figli, sulla casa e non riesce più ad amare il suo uomo. Talvolta si ribella, come Delia che va a votare, contro la volontà del marito.

Alla vigilia del Natale, lanciamo agli uomini violenti un’appello: quanto vale l’amore di una donna? Una donna  non è solo carne ma cuore e cervello, talento e generosità. Cosa perde un uomo dimenticando questa verità? Perde il vero fascino di una donna: la profondità dell’essenza del suo amore, la tenerezza squisita di un sentimento generoso, sincero e gratuito.

Buon Natale a tutti i nostri lettori!

Chiara Bellorini e Susanna Primavera