La guerra dei nostri giorni, l’aborto, è uguale a qualunque guerra in qualunque epoca.

“ La forza è ciò che trasforma in cosa chiunque le sia sottomesso. Quando viene esercitata fino in fondo, tramuta l’uomo in una cosa nel senso letterale del termine, perché ne fa un cadavere. Un attimo prima c’era qualcuno e quello dopo nessuno più.” Chi scrive è una pensatrice e filosofa del secolo scorso, Simone Weil, in un saggio sull’Iliade, poema della forza e del potere; si parla della guerra di Troia, di aggressività allo stato puro, di soldati, ma i concetti enucleati dall’autrice sembrano adattarsi a qualunque situazione di violenza, sembrano essere senza tempo e perfettamente attinenti alla più aborto 8 mesegrande guerra mai scatenata nel nostro tempo, la guerra dell’aborto. I numeri di questa strage senza fine, giustificata solo dall’egoismo, sono senz’altro superiori a quelli di qualunque conflitto mai combattuto: 60.000.000 negli USA, 6.300.000 in Italia, cifre sicuramente per difetto. Nel mondo? 200.000.000? ( l’aborto prima causa di morte nel mondo). Si resta senza fiato a pensare a quante piccole vite umane non abbiano potuto vedere la luce.

Carnefici e vittime

Torniamo al poema omerico, che  mostra talvolta degli accenti di sublimità, quei rari momenti nei quali l’essere umano rivela se stesso in tutta la propria fragilità. Simone Weil infatti sottolinea :” La violenza schiaccia tutto quello che tocca. Finisce con l’ apparire estranea  a colui che la esercita come a colui che la subisce; da qui l’idea di un destino sotto il quale carnefici e vittime sono ugualmente innocenti”. Qui sembra che la riflessione sull’uso del potere e della forza nell’Iliade divergano notevolmente quando si parla invece di aborto. Carnefici e vittime, infatti, non sono ugualmente innocenti. La differenza sostanziale sta nel ruolo e nella potenza che chi abortisce è in grado di mettere in campo rispetto invece alla fragilità  di chi viene abortito, impossibilitato a difendersi. Non ci sono di fronte Achille ed Ettore, entrambi campioni di forza e di guerra. Ci sono invece, da un lato, una task force di attori del male (madre, padre, medico, infermiera…) e, dall’altro lato, un innocente che non può parlare e non ha nessuno scudo da opporre a chi lo combatte. Non possono non venire in mente le parole di Abby Johnson , ex direttore di una clinica abortista negli USA, Planned Parenthood: “ In ecografia ho visto il bambino tentare disperatamente di ritirarsi, di lottare contro la violenza dell’aspiratore che di lì a poco lo avrebbe smembrato, fatto a pezzi, risucchiato. L’aborto ha un odore. Lo sapevate che esiste l’odore di aborto?”

All’improvviso una luce

Torniamo a Simone Weil e alla sua riflessione sul campo di battaglia nell’Iliade: distruzione, prostrazione, massacri,” tutto contribuisce a delineare un quadro uniforme di orrore. La forza è l’unico eroe. Ne deriverebbe una tetra monotonia se non ci fossero, disseminati qua e là, dei momenti dr.Anthony Levatinoluminosi, momenti brevi e divini in cui gli uomini hanno un’anima.” Quali sono invece i momenti luminosi nei quali gli uomini tornano ad essere uomini, quando si parla di aborti? Forse possiamo pensare ai vari medici abortisti che, ad un certo punto, dopo tanto orrore, improvvisamente “ vedono “, si rendono conto di cosa hanno contribuito a fare, capiscono che quell’embrione, quel feto, “ eppure è un uomo”. Tra tutti, il dr. Anthony Levatino, nella sua incredibile e commovente testimonianza di ginecologo pentito, divenuto strenuo difensore della vita nascente.( leggi qui la sua testimonianza)

La forza dell’amore

Infine ancora la Weil:” solo se si conosce l’imperio della forza e se si è capaci di non statua di amore e psicherispettarlo è possibile amare.” Ecco la parola chiave, potente davvero in ogni momento dell’esistenza umana: amare. Ma non solo nel senso emotivo, superficiale del termine, bensì concretamente, attivamente, mettendo in campo tutte le risorse possibili e immaginabili, per combattere il male. Questa l’opera di associazioni come il Movimento per la vita, con i volontari disposti a dedicare il proprio tempo per aiutare a salvare il bambino dall’orrore, dalla prepotenza dell’aborto. Danaro, amicizia, accoglienza, affetto, aiuti concreti offerti alla mamma in difficoltà diventano uno scudo potente per il bambino non nato. È la carità del cuore che salverà il mondo.

 

Se sei in difficoltà per una gravidanza contatta il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese.
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