Abortire a casa con la pillola RU 486 e trovarsi da sola, a tu per tu con il bimbo che stai uccidendo: questa la drammatica testimonianza di Natascia, una giovane donna che “ ci ha messo la faccia”, ha voluto raccontare in prima persona il dolore e la menzogna dell’aborto a domicilio, l’aborto “ fai da te”. Forse un coraggio così non si può spiegare se non come il disperato tentativo di riscatto, di dare un senso diverso alla propria vita, aiutando altre donne a non commettere lo stesso errore. Sono le sue parole a sconvolgere, il racconto dell’abbandono, della solitudine, che sembra essere il motivo ispiratore e dominante di quasi tutte le donne che decidono per l’aborto.

“ Sì, c’è perdono per l’aborto”

“ Non c’è perdono” dice Natascia. Ecco, questo è l’unico punto non condivisibile, anche se si può capire il senso di colpa che la attanaglia: il perdono c’è, si può trovare, ci sono molte possibilità e diverse realtà che aiutano le donne che hanno abortito a riconquistare un po’ di pace. Le associazioni sono raggiungibili telefonicamente e via mail, gli articoli che si possono leggere in merito sono “Ho abortito e soffro, ho bisogno di aiuto. A chi posso rivolgermi?” e “Disperazione post aborto chiama 800 969 878”

 

Il video – testimonianza di dolore

I 13 minuti del video che riportiamo, possono davvero cambiare la vita di una donna, incerta se abortire oppure no. 10 minuti tratti dal convegno “Aborto a casa? No, grazie!”, tenutosi on line il 28 aprile, e che ha avuto come relatori il Prof. Giuseppe Noia e il dott. Enrico Masini. L’evento è stato organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che ha tra le sue attenzioni le maternità difficili . È possibile ascoltare tutti gli interventi del convegno a questo indirizzo, per avere un’idea delle conseguenze dell’aborto farmacologico e dei motivi per i quali si vorrebbe introdurre in Italia l’aborto telemedico. Di tutto il convegno noi abbiamo estrapolato i 13 minuti della testimonianza di Natascia. Suggeriamo di ascoltare le parole della giovane donna, parole che vengono dal cuore. A fronte di proposte di legge che sbandierano la libertà dell’aborto, abbandonando la mamma mancata al proprio dolore, il “ grido” di Natascia invita a non banalizzare il dolore di una donna, a capire davvero che abortire vuol dire, sempre, sopprimere una vita che c’è già.

“Non sei sola”!

Il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese è sempre pronto ad aiutare e a sostenere le donne in difficoltà per la gravidanza.
Se hai problemi, se aspetti un bambino e non sai a chi rivolgerti, chiama o scrivi sulla chat.

Non sei sola!