Che Natale ci aspetta quest’anno? Il solito Natale consumistico o un sano raccoglimento davanti ad un presepe?
Non è una domanda da poco, perché la nostra società moderna, tutta concentrata sull’economia, la finanza e il capitale, non porta nessuno a raccogliersi davanti ad un presepe, preferendo di gran lunga addobbare un abete e renderlo luminosissimo. L’ideologia attuale in cui ci è dato di vivere si chiama liberismo, o meglio neo liberismo, l’ultima ideologia dopo la morte di tutte le altre del Novecento. Il liberismo è la teoria politica su cui si fonda il capitalismo e che si concentra sulla creazione di un sistema giuridico-economico che promuova ” il libero mercato e l’impresa, cioè gli operatori privati, riducendo l’intervento dello Stato, ritenuto spesso inefficace, sempre tardivo, pesante e facile a degenerare in costrizione “.
Il pensiero dominante è economico
Tutto passa attraverso il valore economico che lo contraddistingue: cose e persone. Gli esseri umani hanno un valore economico e non più un valore ontologico, cioè in sé, come umani, cioè persone con un’anima spirituale, ma in quanto semplice consumatori. Se tutto ha un prezzo e diventa una cifra, l’individuo perde la sua identità più profonda e la sua dignità, diventando un mezzo per qualcun altro per accumulare capitali.
Già attraverso la rete, veniamo “tracciati” e dopo avere fatto un acquisto con carta di credito o con il Bancomat, veniamo raggiunti sul nostro smartphone da pubblicità legate al consumo di prodotti simili a quello che abbiamo comprato. Siamo usati per consumare e fare arricchire gli imprenditori. E’ una logica individualistica che non guarda in faccia a nessuno e “manipola” ad esempio con campagne di sconti, come il sotto costo, il Black Friday e via dicendo. Il meccanismo dello sconto, ad esempio, del 15%, per una spesa di almeno 70 euro, con un crescendo di percentuale sempre in abbinamento alla spesa da effettuare, ingenera un meccanismo perverso che può spingere compulsivamente al consumo.
Natale è la nascita del Salvatore
Il Cristianesimo invece dà valore all’essere umano e gli conferisce somma dignità in quanto creatura di Dio, creata a sua immagine. Per liberare il mondo dal male, dal peccato, Dio dona il proprio figlio Gesù, che nasce a Betlemme da una vergine di nome Maria. Gesù viene ingiustamente condannato a morire sulla croce a 33 anni. Con questo sacrificio, Gesù catalizzerà su di sé tutto il male del mondo, liberando la terra per sempre dal potere del Male. Per questo motivo Gesù è ritenuto dai cristiani il Salvatore del mondo. Una visione spirituale che porta a dare valore supremo all’amore e al dono disinteressato di sé. Il senso della vita risiede in questa capacità di vivere e realizzare un valore di bontà, di giustizia e, più in generale, di bene che “per effectum” realizza e dona una vera intima felicità personale.
San Francesco ha insegnato il distacco nella povertà
Il Cristianesimo propone una visione della conquista della felicità contraria a quella del liberismo. Non sono i beni materiali, il potere e il successo i valori da ricercare in prima istanza nella vita. Queste conquiste non appagano l’anima ma creano avidità, egoismo e durezza di cuore. Inoltre non appagano psicologicamente la personalità che rimane sempre delusa e inappagata, passando da una mèta all’altra senza possibilità di crescere, maturare una nuova sensibilità, rinascere psicologicamente migliori, più umani.
San Francesco, di cui nel 2026 festeggeremo gli 800 anni della sua morte e il 4 ottobre tornerà ufficialmente ad essere festa nazionale, viveva e insegnava la povertà e il distacco dalle cose. San Francesco aveva conosciuto molto bene il benessere, il padre infatti era un ricco mercante nel campo della produzione e del commercio di tessuti. Egli era stato educato alle armi e alla cavalleria, come si usava all’epoca, nelle famiglie agiate. Dopo aver conosciuto la guerra con tutto il suo carico di dolore, di devastazione e di morte, egli sentì il bisogno di cambiare completamente vita scegliendo la povertà, la contemplazione, la preghiera e l’estrema semplicità di vita.
San Francesco e il suo Presepe
San Francesco è l’antidoto all’apoteosi del consumo, non solo natalizio. Ognuno di noi può liberamente decidere di non omologarsi al pensiero dominante e “creare” un Natale diverso, più spirituale, scegliendo la semplicità di un dono che è attenzione e cura all’altro.
Auguri a tutti i lettori!
Susanna Primavera



