Quest’anno la Pandemia dovuta al Covid-19 ha generato, insieme al timore per la salute e la vita propria e altrui anche l’incertezza per il domani. Tuttavia la chiusura forzata ha anche offerto, a chi ha saputo coglierla, una lunga pausa di sospensione con la possibilità di riflettere su se stessi, le proprie scelte di vita, l’esperienza familiare, professionale e le decisioni prese fino ad oggi. Dal punto di vista lavorativo, dopo un primo momento di smarrimento, la mia esperienza è stata nel complesso positiva.

Decisioni di cambiamento prese in fretta

L’ emergenza sanitaria ha investito fin da subito anche la scuola. Personalmente, come grafologa educatrice del gesto grafico, ho lavorato assiduamente anche durante la “chiusura” portando avanti e a conclusione alcuni progetti intrapresi con le Scuole dell’Infanzia, sia pure in una forma didattica per me decisamente nuova. In un caso specifico, ho dovuto modificare in parte il programma che avevo predisposto per gli incontri dal vivo, presso la scuola, e riadattare la programmazione verso una forma di didattica “a distanza”. Mai avrei pensato di lavorare con bambini di 4 e 5 anni in differita! Eppure, io insieme agli altri professionisti della scuola, lo abbiamo fatto. Non c’è stato tempo per dubbi ed incertezze, dovevamo agire in fretta per non fare aspettare troppo i bambini chiusi in casa con le loro famiglie isolate e preoccupate.

Nuovi contenuti e nuova forma nella Didattica a distanza

Ho portato avanti il programma realizzando nuove schede di lavoro per i bambini e organizzando attività diverse da quelle programmate, non nel senso del contenuto, che non andava certamente alterato, ma nel senso della forma, per potersi meglio adattare al nuovo tipo di trasmissione comunicativa. Con entusiasmo unito a timore e tremore per la novità, ho realizzato alcuni allestimenti; li ho fotografati e animati realizzando numerosi filmati illustrativi. Per catturare l’ attenzione e stupire i bambini mi sono presentata loro in modo diverso dal solito, con una corona di fiori sui capelli, in linea con la primavera, la nuova stagione che stava per iniziare. Per riuscire a rimanere costantemente nella dimensione del gioco, ho progettato una “Scuola degli orsetti”, un breve programma di pregrafismo per bambini di 5 anni che contenesse i temi ancora da affrontare nella seconda parte dell’anno.

La direzione della scuola mi aveva assegnato l’appuntamento mediatico con i bambini per il martedì pomeriggio. Di settimana in settimana, fino alla fine di giugno, ho lavorato tanto per consegnare ogni nuovo materiale in tempo. Chiusa nel mio studio mi sono ritrovata a momenti disperata per alcune riprese troppo artigianali e i pochi mezzi a disposizione. Tuttavia, alla fine, la “scuola degli orsetti” è diventato un filmato e un programma che è piaciuto molto ai bambini. Protagonisti di una classe scolastica erano dei piccoli orsetti giocattolo in un allestimento simile ad una “casa delle bambole”, in cui non mancava nulla: c’erano i banchi, la lavagna, il laboratorio, la libreria con piccoli libri, l’angolo della scienza con la lente d’ingrandimento, l’angolo giochi con la palla, la bambola, un mini tangram. In verità, tutto quanto avevo ritrovato in cantina tra i giocattoli riposti dei miei figli… Nel mio spazio dedicato settimanalmente, affrontavo di volta in volta un argomento diverso con il suo corredo di filmati, schede e attività varie, dal disegno agli origami, dal ritaglio alle cornicette, dalle letterine dell’alfabeto ai numeri.

Riflettere sull’esperienza dell’insegnamento a distanza

I contenuti dei filmati, peraltro molto brevi di soli 5/10 minuti ciascuno, hanno riguardato:

– la spiegazione pratica del “come” fare, fornendone io stessa l’ esempio

– gli approfondimenti, come la spiegazione del “mancinismo” o del “rilassamento”;

– i racconti di brevi favole e piccole drammatizzazioni, con tutto l’entusiasmo per le novità e il limite dei propri mezzi a disposizione;

– il riassunto di quanto svolto dedicato anche ai genitori, a conclusione dell’anno scolastico.

E’ mancato sistematicamente il contatto dal vivo con i bambini, che è invece essenziale nel rapporto educativo, ma coloro che hanno voluto e potuto mantenere un contatto personale, si sono attivati tramite le chat e con messaggi e filmati registrati. Aiutati dalle loro famiglie, i bambini hanno restituito i lavori svolti con fotografie via WhatsApp. E’ mancata la possibilità di affiancare e aiutare i bambini nell’attività pratica, quei momenti preziosi in cui lo stile di relazione è più importante delle parole. Da questo contatto emerge la possibilità per un insegnante di “osservare” da vicino, monitorare l’apprendimento, motivare il bambino.

Alla fine della scuola, momento che ha coinciso con la fine del ciclo della Scuola dell’Infanzia, alla consegna dei “diplomi”, i genitori hanno raccontato di avere avuto l’impressione che la scuola fosse “entrata” in casa, nelle loro famiglie e infine hanno ringraziato per questa continua “presenza”. L’immagine è davvero suggestiva: una scuola capace di farsi sentire presente, “vicina” in affiancamento educativo, non deve essere dimenticata. Dobbiamo tornare a scommettere nella collaborazione tra scuola e famiglia, nel dialogo e nella partecipazione dei genitori alla vita della scuola. I rappresentanti dei genitori non dovranno mai più sentirsi soli, senza seguito, soprattutto nel ciclo superiore. L’uso degli strumenti informatici con le piattaforme oggi utilissime nella condivisione delle informazioni e la formazione on line non potrà mai sostituire in toto la qualità e l’importanza della didattica dal vivo né dovrà mai venir meno il rapporto personale collaborativo tra insegnanti, allievi e genitori.

Verso la creazione di una nuova didattica più efficace

Dal punto di vista della sperimentazione didattica, data la situazione di emergenza, i tempi stretti e la novità, si è trattato quasi di una scommessa, e inaspettatamente essa è risultata molto apprezzata dalla dirigenza scolastica, dai bambini e dai loro genitori.

Da un punto di vista squisitamente didattico, questa vicenda offre molti spunti su cui riflettere. In passato avevo già utilizzato come materiale di supporto il cinema con i suoi film, alcuni formidabili nel rendere espliciti i concetti da apprendere, e più di frequente invece la musica e personaggi mediatori in peluche. Le riprese e il montaggio fotografico hanno offerto materiale nuovo, vivace e accattivante. In questo caso, le nuove schede di pregrafismo che ho realizzato per l’occasione, sono venute talmente bene che, in accordo con la scuola, ne faremo forse una pubblicazione.

I miei bambini lavorando da casa sono stati in genere seguiti dai genitori poiché molto piccoli; se avessero lavorato in classe avrebbero avuto più autonomia e avrei potuto capire meglio i loro punti di forza e le aree di miglioramento, che la restituzione dei lavori non rendeva del tutto espliciti. Stando a casa senza contatti e lontani dall’ambiente scuola, i bambini hanno perso importanti stimoli di relazione e di comunicazione sociale. Incontrare gli amichetti, giocare con loro, mangiare insieme, parlare, esprimersi gli uni vicini agli altri e un’infinità di altre interazioni che la scuola offre ogni giorno, lungo l’arco di tutto l’anno, sono andate perse per diversi mesi. Concordo con il Prof. Benedetto Vertecchi, sul fatto che la formazione a distanza potrà essere integrata sapientemente, in modo armonioso, nei programmi formali dell’insegnamento per rendere più vivace, interessante ed efficace tutto il programma di formazione.

A breve si riparte da insegnanti con un’entusiasmo nuovo per la gioia di ritrovare i bambini, i ragazzi e per accoglierli nella grande casa sociale che è una scuola. Trascorreremo insieme, pur con tutte le protezioni necessarie per la salute di tutti, ogni giorno quel tempo prezioso della vita fatto di sguardi, parole, sorrisi, pensieri, speranze e movimento dei corpi che fanno apprendere e crescere, senza dimenticare mai che alla base “l’educazione è cosa del cuore” (Don Bosco)