Si è appena conclusa a Varese, nel chiostro del Convento dei Frati Cappuccini di viale Borri, la mostra intitolata “Il sugo di tutta la storia e i Promessi Sposi” dal capolavoro di Alessandro Manzoni, prodotta da Fides Vita. La mostra è stata organizzata e proposta dal Gruppo Insieme per la Vita.

La bellezza di questa mostra non sta solo nella rivisitazione e riproposta di un capolavoro della letteratura mondiale, romanzo storico e di formazione per i giovani. La forza dell’opera infatti sta nel forte richiamo alla ricerca di senso degli eventi di ogni vita, anche quando sembrano non collimare con i desideri e le speranze di felicità.

Nel suo racconto, Manzoni ci dice che l’uomo non riesce a comprendere il senso degli avvenimenti storici; la storia è infatti l’espressione dell’imperscrutabile volontà divina. Dio è il primo agente che domina e governa il destino di ogni uomo, pur lasciandolo completamente libero nelle sue scelte tra il bene e il male. Ciò fa sì che il bene alla fine trionfi, che dopo il male venga il pentimento e che la serenità colmi il cuore di chi ha operato con onestà per la giustizia.

Dio è il sugo di tutta la storia!

Colpiscono le belle fotografie in bianco e nero che mettono a fuoco i vari personaggi dell’opera; vari tipi umani, con scatti fotografici dei nostri giorni, in cui ciascuno di noi si può identificare. In effetti, nel romanzo possiamo ritrovarci tutti: poveri o ricchi, semplici o sofisticati, miti o appassionati, coraggiosi o pavidi… religiosi o atei.

La presenza di Dio nelle contraddizioni della vita

Le contraddizioni della vita, i “guai” che spuntano come funghi, spesso accompagnati da inevitabili delusioni, lasciano stupiti, sconcertati i protagonisti. Le ingiustizie, le prepotenze altrui, sembrano distruggere ogni promessa di felicità. Non mancano neppure cataclismi come la peste, che uccide senza preavviso. Che dire dunque dell’attualità di tale romanzo se solo proviamo a ripensare agli anni del Covid appena trascorsi e all’angoscia che li ha accompagnati.

Pensiamo anche alla spirale di odio che attraversa come zizzania gli ambienti della vita dell’uomo, il lavoro, la famiglia, la chiesa, i mass media. Riflettiamo sulla violenza, l’arroganza, l’ideologia e gli interessi di parte che governano la politica e che fomentano le nuove guerre, a noi molto vicine. Eppure, proprio là dove si fa più buio, nell’amarezza e nel dolore, c’è la Presenza di un Dio consolatore che mantiene tutte le sue promesse, per amore.

Nella scrittura del suo romanzo, Manzoni sapeva quello che diceva tra le righe perché era uomo esperto di dolore; aveva sofferto per il divorzio dei genitori, aveva visto morire quasi tutti i suoi affetti, la prima moglie Enrichetta Blondel e pure la seconda, anche lei vedova. Perse quasi tutti i suoi numerosi figli…  Per circa vent’anni, con una fede tenace, scrisse il suo romanzo, narrando tra le righe la storia di una Promessa mantenuta.

La psicologia dei personaggi

Prove ed ingiustizie attraversano la vita di ogni personaggio del romanzo e ognuno reagisce a seconda della propria personalità, storia e Weltanschauung. Tuttavia, ogni personalità descritta non viene presentata come qualcosa di definitivo, simile ad una gabbia che ne impedisce l’apertura al cambiamento. L’anima dell’uomo infatti può volgersi al bene fino all’ultimo istante di vita.

Spicca, in tal senso, la figura dell’Innominato e del suo tormento notturno che culmina con una speranza, un’intuizione legata ad un nuovo modo di sentire: e se ci fosse veramente dopo la morte un’altra vita? “Ho qui qualche cosa che m’opprime, che mi rode! Ma Dio! Se c’è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?“.

Incontrando il Cardinal Federico Borromeo, questi gli risponde così: “Cosa può far Dio di voi? Cosa vuol farne? Un segno della sua potenza e della sua bontà: vuol cavar da voi una gloria che nessun altro gli potrebbe dare…” e alla fine lo abbraccia. E’ proprio in quell’abbraccio che ogni resistenza dell’Innominato cede: “Dio veramente grande! Dio veramente buono! Io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provato mai in tutta questa mia orribile vita!…”

Renzo e Lucia, due poveri giovani innamorati

Renzo, nella “lieta furia dei suoi vent’anni” è un giovane del popolo pieno di entusiasmo, impeto, energia e buona volontà. Ama franchezza e lealtà ma ciò non lo tutela dal commettere errori. La sua bellezza sta nell’essere presente a se stesso, nel sapersi intimamente interrogare e nel continuare a sperare nel destino buono promesso da Dio.

Lucia, la sua giovane promessa sposa, è anch’essa una donna del popolo che non emerge per particolare esuberanza, anzi, è molto semplice e riservata, schiva, apparentemente fragile e facile al pianto. Ma nella sua interiorità emerge tutta la sua grandezza di donna capace di saper aspettare, di saper dire di no ai soprusi, di non accettare compromessi per rimanere coerente con se stessa, con i propri principi, con “quella modestia guerriera delle contadine“.

Altri personaggi

La mostra presenta anche altri personaggi storici tra cui la Monaca di Monza, Gertrude, una donna che, contro la sua volontà, i suoi desideri e il suo temperamento, era stata costretta a diventare suora.

Altro personaggio caratteristico è Don Rodrigo, il signorotto di Pescarenico, arrogante e con una ricchezza tale da non avere bisogno di lavorare. Egli vuole per sé Lucia per puro capriccio e quasi per gioco, per vincere una scommessa.

Splendida anche la figura di Padre Cristoforo, un tempo Lodovico dal carattere forte e deciso, che dopo aver ucciso un uomo, capovolse la sua vita facendosi frate. Paterno e autorevole con Renzo, lo aiuta a riflettere e ad agire in modo ragionevole ed efficace. Prima di morire, salutando i due sposi dice: “…Ringraziate il cielo che v’ha condotti a questo stato, non per mezzo dell’allegrezze turbolente e passeggere, ma co’ travagli e tra le miserie, per disporvi a una allegrezza raccolta e tranquilla… Serbatelo; fatelo vedere ai vostri figliuoli. Verranno in un tristo mondo, e in tristi tempi, in mezzo a’ superbi e a’ provocatori: dite loro che perdonino sempre, sempre! tutto, tutto!

Altre figure indimenticabili completano questa mostra itinerante, davvero molto interessante, da richiedere e riproporre ovunque in giro per l’Italia.

Susanna Primavera