Intervista a Roberto Romio*, direttore della Rivista Ermes Education (Curriculum vitae del Prof. Roberto Romio in fondo alla pagina)

Professor Romio, di cosa tratta la Rivista on line Ermes Education?

Ermes Education (www.didatticaermeneutica.it) è nata nel 2015 come Progetto per una rivista che potesse aiutare a comprendere il grande cambiamento del modello socio-culturale della società, in particolare nel campo dell’educazione.

Il titolo è una sintesi del principio filosofico “ermeneutica” applicato all’educazione: “Erm” sta per Ermeneutica e “es” sta per esistenziale.

Le finalità e gli obiettivi del progetto di tale rivista sono volti alla diffusione della visione ermeneutica esistenziale. Il cambiamento in atto, sia culturale che sociale, ha minato a tal punto i pilastri della nostra società occidentale, peggiorati ulteriormente con la Pandemia, che occorre necessariamente un sussidio per poterlo comprendere a fondo. Questo è l’aiuto che ci auspichiamo di fornire ai nostri lettori.

Nel nostro mondo tecnologico l’uomo ha perduto il senso di sé?

Siamo in un mondo in cui la razionalità della scienza e della tecnica è rappresentata dal “calcolo”. La scienza misura mezzi e fini ma non ha nulla da dirci sul senso della nostra vita. La razionalità di tipo scientifico si muove nell’ambito dell’esperienza e rinuncia agli interrogativi di senso. Heidegger, in merito, ha espresso con una provocazione una verità profonda: l’uomo del nostro tempo è talmente assorbito dal pensiero calcolante che in realtà “non pensa” ed “è in fuga davanti al pensiero”.

Nella razionalità tecnica mezzi e fini si ribaltano, il vero problema non sono i fini, gli scopi dell’agire, ma i mezzi che mi permettono di raggiungere quei fini e che finiscono per diventare il fine primario. Sogni, desideri e speranze che spingono ad agire non contano più così tanto quanto i mezzi per raggiungerli e, piano piano, se ne allontanano per vivere di vita propria. Viviamo perciò di “falsi bisogni” sempre più urgenti, da soddisfare.

Nel mondo della razionalità tecnica conta l’efficienza, mentre il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto non sono contemplati, non interessano. Pertanto, nel campo della formazione l’uomo viene formato a “competenze” compatibili con il sistema; un’organizzazione, una struttura che finisce per prevalere per importanza sulle persone. Questo genere di razionalità tecnica autoreferenziale, che non ammette critiche, diventa, proprio per questi motivi, essa stessa “ideologia”. In questo contesto, da Turing in poi, l’io e “tutti noi ci scopriamo diventati “informational organisms” (inforgs), reciprocamente connessi ed inseriti in un ambiente informazionale (l’infosfera) che condividiamo con altri agenti informazionali, sia naturali che artificiali che pure elaborano informazioni secondo logica e in autonomia.

 

Oltre a non sapere più chi siamo con il rischio di perdere noi stessi, stiamo perdendo anche altri aspetti importanti per la nostra vita?

Se non abbiamo chiaro il senso della nostra vita, tenderemo piuttosto a “cavalcare l’onda” nella perenne incertezza sulla direzione da prendere e mancheremo di un ancoraggio stabile. Invece di sentire che quel “Io sono” è un fatto inconfutabile, ci sentiremo come un labile fluire di reazioni a stimoli esterni. Stiamo anche perdendo la lettura e la scrittura perché viviamo nell’era dell’immagine, che è sintetica e simultanea. Lettura e scrittura procedono nella linearità dell’analisi, parola dopo parola, per raggiungere una composizione ordinata di senso, nel linguaggio. Infatti, il modo di procedere sequenziale è proprio del pensiero e del ragionamento. Oggi, l’alfabetizzazione si è bruscamente arrestata a livello mondiale e c’è da chiedersi verso quale forma di intelligenza stiamo andando, non certo quella ragionativa e argomentativa. Deleghiamo sempre più la memoria, la comunicazione, le decisioni a dispositivi artificiali. La verità è che siamo diretti verso il postumanesimo, il transumanesimo, l’antiumanesimo… cioè nuove forme di materialismo.

Qual è dunque la risposta a questa deriva dell’umano?

La risposta che proponiamo è la prospettiva di un nuovo umanesimo che mette al centro la persona e la trascendenza, in cui la persona è coscienza, cioè la vita dell’Io, nella definizione di Stein e di Husserl. E’ la stessa psiche, una cosa sola con il suo corpo, che i Greci chiamavano zoé, vita dell’anima, tempo dell’essere, prospettiva della vita eterna.

La coscienza è il collante che, nel fluire dell’esistenza unisce il pensiero, la memoria e il ragionamento. Nell’esistere e nella mia coscienza io mi vedo uno, unico, incomunicabile, insostituibile e irripetibile, sempre lo stesso come un tutto, un intero anche se nel tempo mutano le mie singole parti. Nello svolgersi dell’azione e nella sofferenza la coscienza diventa “morale”. Cos’è l’uomo? Da dove veniamo? Chi sono io? Romano Guardini rispose a queste domande cruciali, chiarendo che l’enigma dell’uomo si chiarisce guardando a Gesù Cristo come fondamento dell’umano. L’uomo inoltre si realizza nella relazione con l’altro, anzi, nell’ “aver cura” e nel “prendersi cura” degli altri come dichiara Heidegger in “Essere e tempo“. Papa Francesco nella sua ultima Enciclica “Fratelli tutti” al n° 56 (4) indica come esempio massimo di “cura” la Parabola del Buon Samaritano.

Prof. Romio, se ho ben capito, occorre urgentemente favorire un’educazione al nuovo umanesimo; pensando alla Cultura delle nuove generazioni, come si declina l’0rizzonte dell’ Ermeneutica nella formazione?

L’ermeneutica nasce nell’ antica filosofia greca da Platone ed Aristotele come la capacità di dare un senso ai testi come, ad esempio, i Poemi omerici. Dopo un lungo silenzio l’ermeneutica è ritornata in auge nel Novecento con la filosofia moderna in Heidegger, Husserl, Ricoeur e i vari rappresentanti del Personalismo del XX sec. Ad un certo punto, emerse la domanda: a cosa serve la filosofia? E’ morta? Se ha una funzione deve servire per aiutare l’uomo; perciò emeneutica vuol dire “sapere interpretare chi siamo”. Di fronte ai terribili fatti che ci hanno sfidato come le due guerre mondiali e tutte le idealità crollate, la filosofia ha voluto dare un nuovo orientamento: riportare tutto sulla “persona” per riaffermare la dignità dell’uomo e per promuovere i diritti umani contro ogni totalitarismo.

La nostra novità è stata portare questa visione sul piano educativo, pedagogico e didattico. Anche noi educatori dobbiamo sapere come educare quell’uomo, interprete di se stesso. Seguendo Gadamer sul piano esistenziale, l’ermeneutica è rivolta ad interpretare i testi, tornando nel contesto dove il testo è nato, in modo da poter interpretare il tempo in cui sono stati scritti. Noi abbiamo spostato le categorie dell’ermeneutica testuale sull’esistenza, infatti la vera domanda profonda dell’uomo è sull’uomo e non sui testi.

Ciò significa far emergere quello spessore profondo che è in ognuno di noi e che noi chiamiamo “esistenziale”. Ciò è avvenuto anche con Freud, che segnò una grande rivoluzione culturale aprendo l’inconscio all’indagine scientifica. L’uomo è portatore di senso ma gli manca la consapevolezza di esserlo, quindi il nostro compito di educatori è quello di farla emergere. Nella nostra esistenza ci sono delle domande che vengono da una domanda più profonda a cui si può pervenire attraverso un processo costruttivo, che abbiamo definito il circolo ermeneutico. Portare la persona a questo risultato è il compito dell’educatore. Spesso la didattica è una cosa pratica mentre questa prospettiva parte della filosofia, da una visione di senso. E’ a partire da essa che si sviluppa il processo didattico.

La rivista non ha il fine di divulgare complessi elaborati scientifici, bensì brevi articoli che si possono leggere velocemente e che rappresentano degli spunti di riflessione. L’intento è, come dicevamo, divulgativo. Questo progetto ermeneutico educativo, di cui la Rivista Ermes fa parte, è nato all’interno del CeRFEE, un’ Associazione di ricerca e formazione ermeneutica esistenziale. I libri che pubblichiamo ogni anno sono il  frutto della nostra ricerca.

Il Centro di Ricerca e Formazione Ermeneutica Esistenziale CeRFEE ha anche una scuola di formazione?

Sì, i nostri corsi sono riconosciuti dal MIUR, danno un punteggio e sono certificati. In genere, il corso è collegato alle nostre ricerche, utilizziamo un testo scritto da noi e le lezioni dei vari relatori sono impartite dagli autori. Partiamo da una ricerca che diventa testo e occasione di formazione e che infine trova, nella rivista, il momento divulgativo.

Le nostre collane editoriali sono ad oggi:

  1. “Educare oggi” con 9 libri, iniziata nel 2017. Del 2018 “Comprensione di sé e impegno educativo”, Didattica per un nuovo umanesimo”. Del 2019 “Religione a scuola. Quale futuro?” e del 2020 “Esserci. Come oasi nel deserto della città”. A dicembre uscirà “Educare alla vita”;
  2. “Strumenti per un nuovo umanesimo” è un’altra collana di strumenti educativi dell’editrice San Lorenzo. A marzo uscirà “Educare al teatro”;
  3. Sono in programma altre iniziative editoriali che abbracceranno i vari linguaggi della comuniczione come la musica, il teatro, lo sport, la moda, i media … Prospettive che trovano già espressione  nella rivista. Esse rappresentano i vari linguaggi dell’umano: letterario, musicale, teatrale, cinematografico, ecc. Questi linguaggi devono entrare nel processo educativo, non tanto come discipline scolastiche, ma come aree di conoscenza e di abilità trasversali e anche interne alle disciplineIl sapere infatti non sono le discipline ma è un modo unitario di rapportarsi alla realtà.E’ quello che già la Riforma scolastica con i ministri Berlinguer e Moratti aveva sostenuto parlando di superamento degli steccati disciplinari e di sapere ologrammatico. E’ quello che oggi la scuola si propone con l’educazione alle competenze per rendere gli studenti capaci di “sapere conoscere, saper fare e saper essere”.

 

*Roberto Romio è docente emerito di Didattica dell’insegnamento religioso e docente referente dei TFA nei corsi di laurea dell’Istituto Universitario Superiore di Scienze Religiose di Assisi, presso la locale Facoltà Teologica.

E’ direttore della rivista “Didattica ermeneutica”, presidente del CeRFEE-Zelindo Trenti e della sezione nazionale online UCIIM-Didattica ermeneutica.

E’ coautore e curatore, fra l’altro, di Pedagogia dell’apprendimento nell’orizzonte ermeneutico (Elledici 2008), Educare oggi (Elledici 2017), Comprensione di sé e impegno educativo (Elledici 2018) e dei testi di IRC L’ospite inatteso (SEI 2014) e La gioia dell’incontro (Piemme 2016).

Ha collaborato con Zelindo Trenti come docente di Progettazione didattica e coordinatore nei Master di Pedagogia religiosa della Pontificia Università Salesiana.

Si è occupato della didattica ermeneutica esistenziale dal punto di vista teorico e applicativo e ne ha proposto l’applicazione all’IRC.