Il Corona virus in gravidanza può risultare pericoloso per la mamma e per il suo bambino?

Sono queste ore di incredibile mutamento del nostro tran tran quotidiano per il cambio repentino dei nostri programmi familiari e professionali, sconvolti dall’avanzata del nuovo  “Corona virus” o virus SARS-CoV-2 o polmonite di Wuhan. Sono stati presi provvedimenti restrittivi a riguardo dei luoghi potenzialmente più pericolosi per la diffusione del contagio, e norme di igiene a protezione della persona. E le mamme in attesa? Immaginiamo quanto possano essere preoccupate! Riportiamo lo studio recentissimo del Prof. Pino Noia, docente di Medicina Prenatale – Policlinico A. Gemelli di Roma.( l’articolo completo si può leggere su Facebook del Prof. Noia)

Gli studi scientifici su Corona virus e gravidanza

L’allarme che è stato dato per fake news di eventuali danni fetali da polmonite con  COVID-19 in gravidanza, è stato affrontato in maniera scientifica da recenti studi sul Coronavirus.
Il recente studio del Lancet, Chen H Guo J Wang C et al. Clinical characteristics and intrauterine vertical transmission potential of COVID-19 infection in nine pregnant women: a retrospective review of medical records. Lancet. 2020; (published online Feb 12. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30360-3.), riporta importanti caratteristiche cliniche, esiti delle gravidanze e il potenziale di trasmissione verticale della infezione del COVID-19. Sebbene lo studio analizzi solo un piccolo numero di casi (9 donne con polmoniti confermate da COVID-19), in tali circostanze di emergenza diventano importantissimi i dati per attuare pratiche preventive e cliniche basate su dati scientifici di conoscenza e per tranquillizzare molte donne in gravidanza.Prof.Pino Noia

Nessuna evidenza di trasmissione del virus nell’ultimo periodo di gravidanza

Questi primi dati suggeriscono che:
a- Attualmente non vi è evidenza di una trasmissione verticale del COVID-19 nella fase tardiva della gravidanza in pazienti con polmonite COVID-19 confermata;
b- La casistica specifica era relativa a 9 gravidanze del terzo trimestre (intervallo, 36-39 settimane, +4 giorni); fascia d’età, 26-40 anni; 6/9 campioni di prova;
c- Il 9/9 ha subito un taglio cesareo;
d- 9/9 sono nati vivi, senza nessuna evidenza di sofferenza ipossica perinatale;
e- 9/9 avevano punteggi Apgar di 1 minuto di 8-9 e punteggi Apgar di 5 minuti di 9-10;
I consigli che ne derivano sono che, nelle pazienti in gravidanza:
1. Sono importanti i dati della consulenza; dello screening, del follow-up;
2. I neonati da donne con COVID-19 confermato, devono essere isolati per ~ 14 giorni dalla nascita;
3. L’allattamento al seno e il contatto materno stretto devono essere evitati.

Nessun dato relativo al primo trimestre di gravidanza ma confronti con altre infezioni
gravidanza trasparenza

Per quanto concerne l’eventuale passaggio del COVID-19 nel primo e nel secondo trimestre di gravidanza, non abbiamo dati pubblicati ma, dai lavori di diversi studiosi che hanno confrontato infezioni da COVID-19 con le infezioni da SARS e MERS in gravidanza e con altre infezioni virali molto più gravi come EBOLA e ZIKA virus, la possibilità di una trasmissione intrauterina materno-fetale, è bassa poiché non sono stati mai documentati casi di trasmissione verticale sia in caso di SARS che di MERS avvenuti nei primi mesi. Per queste ultime, sono state pubblicati anche percentuali di morte materna e altre problematiche in gravidanza con necessità di supporto ventilatorio e ospedalizzazione. Il solo caso di infezione da SARS avvenuta a 7 settimane di gravidanza ha esitato con un taglio cesareo a 38 settimane e con la nascita di un bimbo sano (Stockman, L.J. et al 2004).
Ma dati relativi alla correlazione con malformazioni per passaggio nei primi mesi di gravidanza, non vengono riportati in letteratura. Il confronto con i periodi epidemici della influenza, hanno dimostrato che il vero rischio dei primi mesi è la ipertermia (aumento cospicuo della temperatura corporea) ma non il passaggio del virus al bambino. (Shek, C.C. et al 2003 – Assiri, A. et al 2016).

La testimonianza di una mamma:”Mi ricordo di Chernobyl”

Mi torna in mente come un flash back improvviso il 26 aprile 1986, quando ero incinta della mia primogenita e poco dopo la sua nascita era giunta anche in Italia la cupa nube di Chernobyl. Dentro di me lottavano due sentimenti opposti, da un lato la gioia per la nascita della mia bambina e dall’altro un sentimento di tristezza e paura per la contaminazione che veniva dall’alto. Fu il primo incidente nucleare di livello 7, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari. In Italia, le autorità vietarono perciò il consumo degli alimenti più a rischio come latte e insalata. Il 10 maggio a Roma una grande manifestazione popolare a cui parteciparono più di 200.000 persone segnò il primo passo verso il referendum che l’anno successivo portò all’abbandono dell’energia nucleare in Italia.

Corona virus in gravidanza

Altri tempi, oggi a spaventare gran parte del mondo è questo nuovo virus di cui si ha solo un test di diagnosi di infezione ma non ancora il vaccino. I sintomi sono del tutto simili a quelli dell’ influenza: febbre, tosse, stanchezza, difficoltà di respiro. Nei casi più gravi, una polmonite che può essere molto pericolosa…

Conclusioni

Fino ad ora non sono giunte notizie né dati certificati da parte dei cinesi di trasmissione del virus dalla madre al feto durante la gravidanza. Perciò la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ammette di non avere dati a sufficienza per pronunciarsi. Sappiamo però che il Corona virus essendo nuovo per tutti noi, lo è anche per i bambini ma, per loro, di fatto tutti i virus sono nuovi, perciò da questo punto di vista, i bambini sembrano meno esposti ai rischi del contagio.