Come mai la legge 194/78 o legge di aborto è stata fortemente voluta da uomini, proposta da uomini, votata da uomini e sempre sostenuta da uomini?
Se si torna indietro al 1978, quando venne approvata la legge per l’interruzione volontaria di gravidanza, e si cercano i nomi dei firmatari e dei sostenitori dell’aborto, si nota subito che si trattò quasi esclusivamente di politici di sesso maschile. Fatta eccezione per Adele Faccio e Emma Bonino, le due donne del partito radicale totalmente dedite alla causa, per il resto si trattava solo e soltanto di uomini.
Se oggi, però, si prova a trattare la questione aborto ( sempre più raramente, peraltro) chi ne parla sono solo donne, orgogliose come tigri nel difendere il “ diritto” che credono di essersi conquistate e che, invece, è stato loro “ generosamente” donato da uomini i quali, ormai, non hanno affatto intenzione di riproporre il problema: e perché mai dovrebbero farlo? A loro va benissimo così. Salvo sparuti casi, i “ maschi” lasciano la donna (apparentemente) libera di scegliere cosa fare del figlio che -insieme- hanno generato, spesso pronunciando un ipocrita “ decidi tu, io sono con te qualunque sarà la tua scelta” ma, di fatto, lasciando sola la donna di fronte alla gravidanza.
Sia per posizione di comodo ( che impegno il figlio, altro che libertà di fare quel che si vuole!) sia per un ripiegamento di carattere culturale ( la legge 194, escludendo l’uomo dalla decisione, della quale è arbitra solo la donna, ha di fatto generato una mentalità ) , l’uomo resta padrone incontrastato del proprio territorio e la donna, convinta di essere “ dea ex machina “, arretra invece all’età della pietra, quando i problemi venivano eliminati con la violenza invece che risolti con l’uso della ragione e del cuore.
I numeri della 194, la solitudine femminile
Vediamo allora, nell’anno 2023, quali grandi traguardi (!) hanno caratterizzato la donna liberata grazie alla legge 194/78. Se si legge la relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della 194/78, relativa al 2021, si nota che:
aborti: 63.653 :
1) 59,5% donne nubili
2) 48,3% aborti farmacologici(Ru486)
3) EllaOne 331.982
Quindi, per
offrire una lettura dei dati che possa almeno in parte confermare la tesi di partenza: 1) quasi il 60% delle donne che abortisce non ha una situazione definita, per così dire, in modo stabile, da matrimonio; 2) quasi la metà utilizza la pillola RU486 che la donna può assumere anche in day hospital, quindi da sola e senza bisogno, per così dire, di supporto “ coniugale”; 3) le vendite delle pillole del giorno dopo o dei cinque giorni dopo (impropriamente definite “contraccettivo di emergenza“ ma con potenzialità abortiva) sono quasi triplicate rispetto al 2015, portando quindi all’ennesima potenza la situazione di isolamento decisionale della donna.
In altre parole, l’uomo è sparito e la donna è sola, nel prendere una decisione che potrà avere effetti sulla sua esistenza per il resto della sua vita.
Come ribaltare una mentalità maschilista camuffata da disponibilità accogliente e comprensiva?
Come rendere la donna consapevole del suo essere stata relegata in un angolo, quello della solitudine e dell’abbandono, per ricondurla invece ad essere protagonista della propria femminilità, non alla pari, ma complementare al maschile?
Le risposte a queste domande potrebbero davvero offrire la soluzione ad alcuni problemi della famiglia dei giorni nostri. A chi spetterebbe il compito di ribaltare una cultura di tal genere?
Non possiamo attenderci granché dai politici, né di destra né di sinistra né di centro, né uomini né donne: in Parlamento vige la consegna di un omertoso silenzio sulla 194/78.
La Chiesa in Italia e la posizione sull’aborto
Nemmeno la Chiesa italiana sembra intenzionata a riaprire la questione: i tempi dei grandi Santi ( Paolo VI e Giovanni Paolo II) sono passati. Se anche Papa Francesco, in più occasioni, ha tuonato contro l’aborto, non sembra che il resto del clero intenda schierarsi con lui: non si può dimenticare l’esternazione di Mons. Paglia che ha definito la 194/78 un “ pilastro della società”. Per quanto poi rimediata e riaggiustata, la frase è risultata a molti un po’ grezza. Peraltro, però, Mons. Paglia si esprimeva a favore di un miglioramento della stessa legge, come si può auspicare, diciamo noi, anche dalla proposta di legge di iniziativa popolare ormai giunta alle battute finali, “ Un cuore che batte” della quale abbiamo trattato diffusamente su questo sito in due articoli, qui e qui.
La “ luce” arriva dalla Polonia
La luce può venire solo dal Nord, precisamente dalla Polonia, dove i Vescovi hanno trovato il coraggio di esprimersi senza se e senza ma contro l’aborto. La legislazione abortista in questo Paese è una delle più restrittive d’ Europa, prevedendo la IVG solo se esiste rischio per la salute della vita della madre e in caso di stupro e incesto. Così, gli aborti sono crollati del 90%. Certamente le recenti elezioni politiche potrebbero allargare le maglie della legge di aborto, ma la Chiesa in Polonia non ha rinunciato a far sentire ugualmente la propria voce, anche a campagna elettorale in corso: la verità non si può mai tacere.
I Vescovi in Polonia si esprimono all’unisono nella difesa della vita fragile del bimbo non nato e nella totale solidarietà nei confronti della donna in difficoltà per la gravidanza, da non lasciare abbandonata e sola nella decisione più difficile della sua vita.
Possibile che solo i Vescovi polacchi siano esplicitamente a favore della vita del bambino e del sostegno della donna, senza se e senza ma?
Vogliamo ricordare che anche le associazioni di volontariato come il Movimento per la vita e la “ Papa Giovanni” sono in campo per aiutare la famiglia e la donna.
Se sei in difficoltà per la gravidanza, contatta il Movimento per la vita di Varese. Non sei sola!
Vittoria Criscuolo