Continuiamo il discorso legato alla maternità surrogata, dal sito Human Life International la seconda parte dell’intervento di Padre Boquet. La prima parte si può leggere qui:

 

Confusione morale dell’amore

Prendiamo, ad esempio, il caso di MaryBeth Lewis, che ha recentemente ricevuto enorme attenzione mediatica.

Lewis ha 68 anni. Nei suoi vent’anni si sposò con un pilota e ebbe sei figlie da lui. Tuttavia, aveva un profondo desiderio di continuare ad avere figli. Verso la fine dei quarant’anni iniziò a ricorrere alla fecondazione in vitro (FIV) per rimanere incinta. Alla fine, grazie alla FIV, diede alla luce il suo tredicesimo figlio all’età di 62 anni.

A questo punto, ci troviamo già nel regno della fantascienza: una donna di età avanzata che dà alla luce figli in un momento della vita in cui, naturalmente, dovrebbe diventare nonna, e quando le probabilità di vivere abbastanza a lungo da veder crescere i propri figli sono molto ridotte.

Tuttavia, Lewis non si fermò lì. Successivamente si rivolse a un’agenzia di maternità surrogata e stipulò un contratto con una surrogata per portare in grembo due gemelli per lei. Ma, per poterlo fare, dovette ingannare l’agenzia, i regolatori e persino suo marito.

Quando Lewis si recò in ospedale per prendere i gemelli, le fu detto che erano stati posti sotto la custodia dello Stato. Da allora ha speso 500.000 dollari nel tentativo di riottenere i bambini, che non solo non erano stati portati in grembo da lei, ma non avevano alcuna relazione biologica né con lei né con il marito.

Allora, di chi sono questi bambini? Di Lewis? Del donatore di sperma? Della donatrice di ovuli? Della madre surrogata? Chi può dirlo con certezza? Come può qualcuno decidere? Ancora una volta, l’ordine naturale delle cose è stato così drasticamente sovvertito che è impossibile capire dove stia la verità.

L’unica cosa che possiamo affermare con certezza è che quei poveri bambini, i cui diritti sono stati violati, non avrebbero mai dovuto trovarsi in una situazione del genere.

Il reportage del Times sul caso di Lewis dipinge le sue motivazioni in una luce positiva: «MaryBeth ama i bambini. Li ha sempre amati», scrivono. E, in effetti, sotto molti aspetti Lewis sembra una persona dal cuore tenero, sebbene profondamente ferita.

Concepite nell’amore, non in laboratorio

Tuttavia, questo è il paradosso intrinseco di tecnologie come la FIV e la maternità surrogata (entrambe pratiche moralmente inaccettabili).

Non c’è dubbio che molte persone che ricorrono alla FIV o alla surrogazione siano spinte da buone, persino lodevoli, intenzioni: il desiderio di dare la vita. Eppure, esiste una logica intrinseca in certe tecnologie che non può essere annullata semplicemente da una buona intenzione:

«Un’azione cattiva non può essere giustificata da una buona intenzione. Il fine non giustifica i mezzi»

(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1759; vedi anche nn. 1755-1758).

La FIV e la surrogazione strappano questioni sacre dal loro contesto naturale e sacro, collocandole nel regno della scienza e della tecnologia.

Ciò che dovrebbe accadere nell’abbraccio amorevole di un marito e una moglie viene trasferito sotto la fredda luce di un laboratorio, e nel processo perde gran parte della sua sacralità.

Sia chiaro: il bambino che nasce da queste pratiche è sempre sacro, possedendo una dignità umana intrinseca. Un bambino non è in alcun modo diminuito dal modo in cui è stato concepito. Tuttavia, questo non significa che il metodo sia privo di conseguenze.

Il dono della vita

Uno dei dettagli più tragici del profilo del Times su Lewis è che sembra essere una cattolica praticante, e persino devota. Eppure, in qualche modo, non sembra aver interiorizzato la saggezza della Chiesa su questo tema.

Una delle amiche di Lewis, Mona Meagher, si è chiesta:

«Se è una cattolica così fervente, allora se Dio aveva finito di farla diventare madre naturalmente, perché non fermarsi, invece di seguire questa strada della fecondazione artificiale?»

È una domanda molto valida.

Ecco perché la Chiesa cattolica insegna che non esiste un “diritto” unilaterale ad avere un figlio con qualsiasi mezzo. Una visione del genere è fatalmente unilaterale, poiché ignora i “diritti” del bambino stesso (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2378).

Come afferma il documento vaticano Donum vitae, parlando della FIV:

«Queste procedure sono contrarie alla dignità umana propria dell’embrione, e al tempo stesso contrarie al diritto di ogni persona di essere concepita e di nascere all’interno del matrimonio e dal matrimonio» (§ 6).

Purtroppo, l’ignoranza – o la testarda opposizione – su questo tema è diffusa non solo nella cultura in generale, ma anche all’interno della stessa Chiesa. Troppi cattolici non hanno mai sentito l’insegnamento della Chiesa sulla FIV, o, se l’hanno sentito, non lo prendono sul serio.

La Chiesa afferma chiaramente che la FIV è “moralmente inaccettabile”, perché separa l’atto coniugale dalla procreazione e stabilisce «il dominio della tecnologia sulla vita umana» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2377; vedi anche Direttive Etiche e Religiose per i Servizi Sanitari Cattolici, nn. 38-43).

Le politiche sopra le persone

Le conseguenze di questa ignoranza e opposizione sono significative. Qualche settimana fa, l’amministrazione Trump ha annunciato che intende mantenere le promesse elettorali di rendere la FIV più accessibile e conveniente per gli americani. Apparentemente, lo scopo di questa politica è aiutare gli Stati Uniti ad affrontare la crescente crisi di natalità, poiché le donne hanno sempre meno figli anno dopo anno.

Purtroppo, ampliare l’accesso alla FIV è una risposta totalmente errata a questo problema. Sono stato molto lieto che il vescovo Michael Burbidge, della diocesi di Arlington in Virginia (dove ha sede Human Life International), abbia pubblicato un’eccellente dichiarazione sulla questione.

«L’“ampliamento dell’accesso” alla FIV, come descritto in questo ordine esecutivo, rischia di promuovere ingiustamente la FIV in modo tale da provocare l’abbandono o la morte di milioni di persone umane embrionali», ha dichiarato il vescovo,

«coinvolgere tutti i contribuenti in una grave ingiustizia morale, fornire sussidi federali a imprese FIV già molto redditizie e ignorare i rischi per genitori e figli dell’industria americana della FIV, ampiamente non regolamentata».

La vita è preziosa

Anche Kelsey Reinhardt, presidente di CatholicVote, ha diffuso un’eccellente dichiarazione, affrontando con compassione ma fermezza la questione della FIV:

«Come cattolici che credono che ogni vita umana inizi al concepimento e meriti protezione, siamo profondamente delusi dalla decisione della Casa Bianca di promuovere la FIV, una pratica che di routine distrugge o scarta bambini embrionali in nome della “cura”», ha detto.

«Il desiderio di avere un figlio è sacro, ma un bambino non può mai essere il prodotto di un processo di laboratorio che tratta la vita come qualcosa di usa e getta».

Reinhardt ha esortato l’amministrazione Trump a investire in una sanità olistica, capace in molti casi di curare le cause profonde dell’infertilità (ossia la Medicina Riproduttiva Restitutiva). Purtroppo, tale approccio viene spesso trascurato dal sistema sanitario, in parte perché costa molto meno dei costosi trattamenti di FIV, che generano enormi profitti per le cliniche specializzate. La guarigione, invece, è molto meno redditizia.

«L’America dovrebbe investire in una medicina che guarisce, non in un’industria che crea la vita solo per poi scartarla», ha dichiarato Reinhardt.

«La vera compassione rispetta sia la dignità dei genitori che la vita dei loro figli non nati, ognuno di essi».

Vietare la surrogazione ( come stabilito dalla Legge italiana)

Mi trovo in una posizione molto insolita nel concludere questo articolo affermando che ogni nazione sulla Terra dovrebbe ascoltare il rapporto delle Nazioni Unite sulla maternità surrogata.

L’ONU non è certo un baluardo di valori conservatori o pro-vita. Eppure, persino la sua Relatrice Speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, Reem Alsalem, non è riuscita a contenere il proprio orrore di fronte a ciò che l’industria della surrogazione sta facendo a donne e bambini.

«La pratica della surrogazione è caratterizzata dallo sfruttamento e dalla violenza contro donne e bambini, comprese le bambine», ha scritto nel suo recente rapporto.

«Rafforza le norme patriarcali, mercificando e oggettivando i corpi delle donne ed esponendo le madri surrogate e i bambini a gravi violazioni dei diritti umani».

Alsalem non usa mezzi termini nella conclusione del suo rapporto:

gli Stati membri delle Nazioni Unite, scrive, dovrebbero “intraprendere passi verso l’eradicazione della maternità surrogata in tutte le sue forme”.

Non potrei dirlo meglio io stesso. Le donne lo meritano. I bambini lo meritano.

Padre Shenan J. Boquet

Come presidente di Human Life International, padre Boquet è un esperto leader del movimento internazionale pro-vita e pro-famiglia, avendo viaggiato in quasi 90 paesi in missioni pro-life nell’ultimo decennio. Collabora con leader pro-vita e familiari in 116 paesi partner di HLI per proclamare e promuovere il Vangelo della Vita.

Traduzione e commento di Vittoria Criscuolo