Può capitare che una donna si lanci nella vita professionale come impiegata e che raccolga un grandissimo successo fino a diventare Direttore Generale di Unicredit. E capita anche che, dopo una vita ricca di trofei professionali, di fronte alla malattia della persona più cara, ella decida di abbandonare tutto e di partire per l’Africa.

Questa donna si chiama Tiziana Bernardi e all’età di 55 anni ha ripensato al suo passato e ha riprogettato  il suo destino, desiderando vivere una seconda vita ma in chiave altruista, per dedicarsi a nuovi, audaci, formidabili progetti di imprenditorialità per salvare i bambini africani e i loro villaggi, sperduti nella savana.

Una donna molto capace e intraprendente che non ha perso la sensibilità femminile attenta ai bisogni dei più deboli: i bambini abbandonati, al punto da sognare in grande per riuscire a salvare la comunità intorno al monastero benedettino di Mvimwa, in Tanzania.

Questa sua metamorfosi di intenti e di stile di vita è iniziata dallo sconcerto di fronte alla terribile notizia di una diagnosi di tumore al marito con una prospettiva di pochi mesi di vita; è questo per chi si ama il dolore più grande, una ferita d’amore che rende inermi per il rischio di perdere improvvisamente la persona più cara, la più amata, ragione di senso della propria vita non solo familiare ma di tutto il proprio mondo, anche di quello professionale.

Il marito guarì ma lei continuò nel suo progetto più grande dove la parola utopia non è ammessa: “se vogliamo che un altro mondo sia possibile, l’unica cosa da fare è vivere come se già esistesse”. E ancora; la parola d’ordine è “incidere” grazie alla collaborazione (volontaria e gratuita) di medici, scienziati, ingegneri, architetti, nutrizionisti, ricercatori nella trasformazione industriale del cibo e docenti universitari che a proprie spese hanno partecipato ai suoi progetti. La sua onlus “Golfini rossi” è ora pronta per entrare nella Cooperazione internazionale. E’ già stato avviato anche un centro di tecnologia alimentare per la produzione della “Pappa di Parma”, un tipo particolare di cibo ipernutriente. Intanto, giovani studenti italiani del Campus Biomedico e dell’ateneo di Parma, stanno portando avanti un progetto di censimento dei bambini africani non registrati all’anagrafe e contemporaneamente assistono malati e disabili, che vengono poi accolti nel monastero, la loro nuova casa…

Insomma una donna italiana, una mamma, una moglie e una professionista veramente speciale, che si è fatta Angelo per i più deboli, mettendo in gioco tutto il suo talento e la sua ricca esperienza imprenditoriale per mobilitare un numero incredibile di persone, di professionisti e di realtà importanti nel campo della ricerca e dell’università per creare  un futuro diverso più giusto, più umano, che si sta realizzando oggi sotto i nostri occhi non più come sogno ma realtà.