La pedofilia è una piaga e il pedofilo è un orco che si annida ovunque, spesso in ambienti della società del tutto inimmaginabili: ha cortesemente accettato di rispondere alle nostre domande  don Fortunato Di Noto, da anni strenuo difensore dei bambini preda dei criminali pedofili. Fondatore della “Associazione Meter onlus”  minacciato di morte e quindi da 18 anni sotto scorta; collaboratore delle Forze dell’Ordine per tentare di eliminare, sradicare le lobby  di depravati che popolano il web, ha un curriculum sterminato del quale è possibile leggere alcune note al termine dell’intervista. A proposito del web, anche Google si è attivato e “ ha realizzato e messo a disposizione un nuovo sistema basato sull’intelligenza artificiale che può analizzare grandi database di immagini per trovare quelle pedopornografiche” (leggi qui tutto l’articolo)

bimbo disperato

Non si parla mai abbastanza di pedofilia: in questi ultimi tempi Papa Francesco ha riconosciuto il grave problema della Chiesa irlandese e non si placano le polemiche sui presunti silenzi del Pontefice stesso e di alti prelati sugli abusi di alcuni sacerdoti (specie della Chiesa statunitense). Stupisce però che questa devianza venga quasi sempre associata al mondo ecclesiastico, più che alla quantità sterminata di genitori, zii, medici,magistrati, professionisti di vari ambienti che davvero costituiscono l’esercito del male contro i bambini. E’ sempre don Fortunato che lo spiega definendo “la pedofilia male del secolo”.

Se si vuole capire qualcosa in più sulla pedofilia, può servire il video delle Iene con un’intervista proprio a don Fortunato (alcuni passaggi sono davvero inquietanti)

 

1) Qual è ” l’identikit” del pedofilo?

bimbo spaventatoNell’immaginario collettivo si pensa che il pedofilo sia un mostro – gli stessi, alcuni , si definiscono anche virtuosi: sono pedofili, ma non fanno male ai bambini perché li desiderano soltanto, ma non attuano nessuna violenza. Se ricevono amore consensuale (sic!), per loro va bene. Amano i bambini e vogliono solo il loro benessere. Qualcuno dice che sono la categoria più perseguitata, come le popolazioni di etnia inferiore (espressioni del Fronte Liberazione dei pedofili, sezione italiana). In realtà il pedofilo è una persona comune, curata esteticamente. Spesso ha una buona posizione sociale che può oscillare dalla figura del padre, della madre, allo zio, al nonno, al vicino di casa, al prete, al pediatra, al magistrato, al politico: comunque un soggetto che ha conquistato la fiducia del bambino.

Il pedofilo prova una forte attrazione verso i bambini prepuberi (maz 12/13 anni) e anche nei confronti dei neonati. Si comprende che ci vorrebbe un trattato per delineare l’agire criminologico oltre ai criteri diagnostici per la pedofilia.

 

2) Si possono indicare delle cifre del fenomeno della pedofilia in Italia?

Non si possiedono numeri ufficiali, il tentativo c’è tramite una banca dati istituzionale, dove possono confluire i dati del fenomeno. Possiamo però dire che la tutela dei bambini attuata da Meter ha portato a 1600 vittime accompagnate e alla segnalazione di 200.000 siti e 20 milioni di video pedopornografici e 23 operazioni internazionali di polizia negli ultimi 13 anni, per un totale di diverse centinaia di arresti, migliaia di indagati in Italia e nel mondo. Non entriamo nel dettaglio, ma questa è la dimostrazione che non si lotta per rappresentatività, ma per operatività su un fenomeno,quello della pedofilia, che è un crimine.

 

3) Quanto conta il background familiare nella ” deviazione” di un pedofilo?

L’ambiente familiare in cui cresce un bambino ha sempre la sua influenza sullo sviluppo della personalità  dell’individuo e sulle manifestazioni di comportamenti devianti. Anche nel caso della pedofilia, la famiglia in cui è cresciuto e si è formato un pedofilo, può aver influito sulla sua personalità, ma certamente non si deve considerare la causa esclusiva.

 

4) A che età un bambino può accorgersi che certe ” attenzioni” sono sbagliate?

Un bambino molto piccolo scambia, deviato dal pedofilo, l’abuso per “gioco” o addirittura per una “manifestazione di affetto”, soprattutto se l’abusante è un parente. Spesso, tuttavia,  i piccoli riescono a comprendere che questi “giochi” non sono divertenti e che qualcosa non è normale, ma il pedofilo cerca di convincerli che va tutto bene o inizia con i suoi ricatti psicologici. I bambini si rendono veramente conto di cosa hanno subito quando scoprono la sessualità tra adulti. In quel momento hanno chiaro quello che è accaduto e dovranno essere sostenuti ulteriormente per elaborare questa nuova ferita.

 

5) Cosa si può consigliare ad un bambino che si trova in una situazione di disagio del genere?

Meter da anni si occupa di prevenzione dei fenomeni di abuso all’infanzia cercando di stimolare i bambini al rispetto del proprio corpo e di quello altrui, a comprendere che se vivono un disagio devono parlarne con adulti di riferimento. E’ loro diritto chiedere aiuto se si trovano in situazioni che li fanno stare male. I bambini devono essere spronati a riconoscere le loro emozioni, a dargli il giusto “nome” e a parlare di come si sentono nelle situazioni che vivono.

 

6) Quale può essere il ruolo degli insegnanti nell’individuazione del problema?studenti scuola

Gli insegnanti hanno la possibilità di trascorrere molto tempo insieme ai bambini, a volte più degli stessi genitori, e possono avere un ruolo determinante nell’individuazione di un disagio vissuto da un alunno. Possono, ad esempio, rendersi conto di cambiamenti nel comportamento di un alunno o della presenza di reazioni emotive prima non riscontrate. Naturalmente l’insegnante non è tenuto a riconoscere direttamente i segni di un abuso, ma può rilevare le manifestazioni di una situazione di disagio.

 

7) Quali sono i segnali per una madre/ padre che il proprio figlio/a è oggetto di attenzioni perverse?

famigliaNon esistono ricette pronte per tutelare i propri figli da un abuso o per rilevarne in maniera chiara la presenza. I genitori devono cercare di mantenere sempre un dialogo aperto con i figli per offrire loro la possibilità di chiedere aiuto o di raccontarsi. I genitori, inoltre, devono essere dei buoni osservatori, devono imparare a notare i cambiamenti nei loro figli, i momenti di chiusura, le reazioni eccessive. Naturalmente tutto questo non vuol dire che ci sia un abuso in atto, ma che i figli stanno vivendo un disagio e che la situazione richiede un’attenzione particolare da parte dei genitori.

 

8) Una volta scoperto il dramma, si può superare il trauma?

Con il giusto sostegno, non solo tecnico da parte di professionisti qualificati, ma anche umano (famiglia, amici, società), il bambino può curare le “ferite” e ricominciare a fidarsi di se stesso  e degli altri. L’abuso, tuttavia, non può essere dimenticato. I segni rimangono per sempre. Il bambino abusato può diventare un adulto che vive “normalmente”, ma che porterà sempre con sé le tracce di ciò che ha subito.

 

9) Può raccontare qualche caso, presentare qualche testimonianza? ( se ritiene di poterlo fare). Quale vuol descrivere?

Non vorremmo presentare un caso, sono migliaia i drammi vissuti da milioni e milioni di bambini (e non è un eufemismo, o una esagerazione).  Il caso nei casi è che non c’è l’adeguata reazione, l’impegno coerente, il contrasto efficace. Qualcuno dice che sono diminuiti i casi, noi affermiamo non solo il contrario, ma anche la gravità di una parvenza di normalizzazione. Il dramma, la tragedia degli abusi o riguarda tutti o è già una battaglia persa. Noi crediamo in una inversione di tendenza: un impegno senza sosta.

Don Fortunato parla di “rispetto del proprio corpo”, di educazione al valore di sé come persona; di comunicazione all’interno della famiglia ma anche al di fuori, con adulti di riferimento.  E’ determinante rivolgersi a realtà educative che non si limitino ad informare, ma che mostrino realmente i passi da compiere per aiutare i bambini a crescere come uomini e donne emotivamente maturi. Se hai un dubbio o se sei in difficoltà, scrivi a Associazione Meter o mettiti in contatto con il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese: riceverai senz’altro una risposta e un aiuto!

Biografia Don Fortunato Di Noto
Sacerdote siciliano (Avola – 1963), incardinato nella Diocesi di Noto (SR),  nel web ha posto le radici della sua missione. Le “periferie digitali” sono divenute la sua dimora; sono il luogo in cui investe le sue energie, l’antro tetro in cui cerca di dissipare le ombre. Nella parte oscura e insidiosa del web è impegnato nella lotta al nefando ed esecrabile crimine della pedofilia e della pedopornografia. Il suo grido non conosce silenzi; il suo impegno non conosce tregue.
Figura poliedrica ma sobria, uomo schietto ma accorto, alla fervente attività pastorale unisce la costante missione dell’Associazione Meter, della quale è fondatore e presidente, ma soprattutto motore inarrestabile. Il monitoraggio della rete, l’azione di denuncia, l’attività di formazione e di sensibilizzazione sul triste fenomeno degli abusi sessuali sui minori, il sostegno delle vittime sono il suo mandato quotidiano.
Incarichi pastorali: Parroco Moderatore della Parrocchia Madonna del Carmine di Avola (SR);  Vicario Episcopale e Direttore dell’Ufficio per le fragilità e il disagio sociale della Diocesi di Noto (SR); Vicario foraneo per la Città di Avola (SR); delegato vescovile dell’Ordo Virginum.
Incarichi istituzionali contro la pedofilia e la pedopornografia: membro del tavolo tecnico dell’Osservatorio Nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia online della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità; componente del gruppo tecnico interistituzionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia della Regione Sicilia;  membro del comitato scientifico della Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Professore di Bioetica presso l’Istituto Superiore di Bioetica e sessuologia della Pontificia Università Salesiana di Messina.
Promotore, insieme ad altri, della Legge n. 269/98 e, con l’Associazione Meter, della L.  n. 38/2006 e della legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote.