La diffusione della contraccezione non previene l’aborto volontario. Numerosi studi tentano di dimostrare il nesso tra i mezzi contraccettivi e la riduzione degli aborti, ma se proviamo a confrontare i dati in nostro possesso, per cercare di trarre delle conclusioni in merito, si giunge esattamente alla conclusione che più contraccezione non significa necessariamente riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza.

Quanto è diffusa la contraccezione?

Leggiamo la mission di “Contraceptive atlas“, sito dal quale abbiamo anche tratto l’immagine in evidenza.

L’accesso alla contraccezione dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni dei governi nel consentire ai cittadini di pianificare le proprie famiglie e la propria vita. Tuttavia, ogni paese analizzato dall’Atlante della contraccezione del 2019 deve fare di più per migliorare l’accesso. I risultati mostrano che per molti paesi europei, garantire che le persone abbiano una scelta sulla propria vita riproduttiva non è una priorità. Giunto alla sua terza edizione, l’Atlante traccia le politiche del governo sull’accesso ai metodi contraccettivi, sulla consulenza sulla pianificazione familiare e sulla fornitura di informazioni online sulla contraccezione in 46 stati europei.”

Se si guarda allo schema di rilevazione della diffusione della contraccezione, si vede chiaramente che l’accesso ai mezzi di controllo delle nascite è molto diffuso nei Paesi Scandinavi, in Francia, Inghilterra e Germania. Proviamo ora a confrontare i dati relativi agli aborti in questi Paesi.

Confronto contraccezione/aborto nei Paesi con alta diffusione dei mezzi di controllo

La Francia, per esempio, ha dei numeri davvero importanti in ordine alle IVG, che sembrerebbero contraddire la semplicistica equazione “più contraccezione=meno aborti”. Da 10 anni ormai gli aborti in Francia sono stabili, pur essendo assai diffusa la contraccezione, con un tasso di quasi 15 interruzioni di gravidanza ogni mille donne. Così pure la Germania , dove i numeri altissimi di aborti, anche tra le teen ager, documentano un accesso alle interruzioni utilizzate quasi come mezzo di controllo delle nascite.  “ (…)Il numero di aborti in Germania era in calo da anni. Ma la situazione per il 2017 sembrerebbe prendere una strada rivolta a una nuova fase di aumento: nel primo trimestre sono state interrotte più gravidanze rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. A livello nazionale, circa 26.600 aborti sono censiti ufficialmente dall’ufficio centrale di statistica di Wiesbaden, per i primi tre mesi del 2017. Si tratta – comunicano i ricercatori di Wiesbaden – di un aumento dell’1,3 per cento rispetto al 2016, sempre per il primo trimestre. Secondo i dati, il 72 per cento delle donne che, in questi primi novanta giorni dell’anno, hanno deciso di abortire, hanno tra i 18 e i 34 anni; il 17 per cento tra 35 e 39 anni e l’8 per cento dai 40 anni in su(…)”.

Molta contraccezione, molti aborti. Succede (anche) in Svezia

Interessante articolo in merito, del quale riportiamo uno stralcio: la contraccezione non previene l’aborto, anzi.

(…)Nel Paese scandinavo, solo nel 2018 sono stati abortiti quasi 36.000 bambini nel grembo materno, secondo i dati ufficiali diffusi dal National Board of Health. Eppure, la Svezia ha un’altissima percentuale di uso dei contraccettivi, tra preservativi e pillole. Un paradosso solo apparente. Ecco perché.

In Svezia, nel solo 2018, sono stati uccisi nel grembo materno quasi 36.000 bambini, secondo le segnalazioni ufficiali raccolte dal National Board of Health. Una cifra, questa, che posta in relazione al numero di donne del Paese scandinavo in età compresa tra i 15 e i 44 anni significa un numero di 19 aborti ogni 1.000 donne. Più della metà degli aborti – legali fino alla diciottesima settimana senza motivazione, con possibilità di arrivare fino alla ventiduesima settimana – è stata effettuata entro la settima settimana di gestazione e nel 93% dei casi si è ricorsi alla procedura farmacologica, con anche un aumento degli aborti effettuati a casa. (…)

Di fronte ai numeri svedesi sull’aborto, Monick Tello si pone una domanda: qual è l’accesso all’uso degli anticoncezionali in Svezia? «In un sondaggio condotto tra i giovani svedesi (16-29 anni) nel 2015 – scrive Tello – l’89% dei 7.755 intervistati affermava di fare abitualmente sesso sicuro. Di questi, l’88% usa abitualmente il preservativo, mentre il 47% la pillola anticoncezionale». Questi dati, di per sé un po’ datati, vanno incrementati con il fatto che nel 2017 il Governo ha modificato la legge sull’accesso agli anticoncezionali, arrivando a decretare che «le donne fino a 21 anni possono ricevere dei farmaci contraccettivi in maniera gratuita (pillole anticoncezionali o spirali ormonali). Già nel primo trimestre del 2017 le donne sotto i 21 anni hanno avuto gratuitamente accesso a 78.281 confezioni di contraccettivi ormonali. Secondo le statistiche del dipartimento sanitario nazionale si tratta di un aumento del 20% rispetto al primo trimestre del 2016». Per quanto riguarda invece le donne al di sopra dei 22 anni, nella decade che va dal 2007 al 2017 si è registrato un aumento di oltre il 30% della vendita di “pillole del giorno dopo”.

Le conclusioni vengono da sé: a fronte di un forte utilizzo di metodi contraccettivi, il numero degli aborti rimane molto elevato. Dove sta la spiegazione di questo apparente cortocircuito? La risposta è di per sé semplice, anche se articolata: in primo luogo va infatti presa in considerazione la fallibilità dei metodi contraccettivi, tanto nota e documentata (si veda ad esempio qui) quanto poco tenuta in considerazione; un dato, questo, cui consegue il fatto che, nella convinzione di essere protette dal rischio di incorrere in gravidanze indesiderate, molte persone non si approcciano in maniera responsabile alla sessualità, sia all’interno di coppie stabili, sia in rapporti occasionali (peraltro incentivati dal diffondersi della contraccezione).”

Gli studi negli Stati Uniti: l’Istituto Guttmacher

Facciamo riferimento alle conclusioni di uno studio americano, relativo alla diffusione dei mezzi contraccettivi e al numero di aborti, così come si legge nel comunicato stampa riportato sul sito di Aigoc:aborto volontario

“(…) Il periodico dell’Alan Guttmacher Institute for Planned Parenthood Federation of  America, istituzione statunitense che promuove campagne a favore della contraccezione e  dell’aborto, ha riconosciuto che “in sei Paesi come Cuba, Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Singapore e Repubblica di Corea, il numero degli aborti e l’uso della contraccezione sono aumentati in modo simultaneo.” (C. Marston, J. Cleland, Relationships between and abortion: a review of the evidence in “International Family Planning Perspectives”, Marzo 2003, 29 (1), 6-13). Anche  da altri studi si evince che l’aborto è un naturale prolungamento della contraccezione:

A. Su 10.000 donne che chiedevano di abortire il 57.5% usava un metodo contraccettivo durante il mese nel quale si era verificata la gravidanza. (J. Suadeau et al, 1996)
B. Su 315 donne nelle quali il metodo contraccettivo ha fallito il 52% ha chiesto l’aborto (V. Rash et al, 2002)
C. Su 3516 donne danesi il 51% che usa metodi contraccettivi rifiutano una gravidanza non pianificata e chiedono l’aborto (Rash et al, 2001)
D. La contraccezione non evita il ricorso all’aborto chirurgico (L.T. Strauss et al, 2002) (…)

Istituto Guttmacher 2014: 51 % delle donne che hanno abortito usava i mezzi contraccettivi. La contraccezione non previene l’aborto volontariodonna incinta aborto

Di recente sono stati pubblicati, sullo stesso sito dell’Istituto Guttmacher, i dati aggiornati, che confermano quanto appena rilevato, a dimostrazione che il trend non cambia se non lievemente.   Per correttezza, riportiamo il passaggio più eclatante in merito:

(…)Report Using Contraception in the Month They Became Pregnant

Postabortion Contraceptive Counseling Can Help Individuals Prevent Future Unintended Pregnancies

In 2014, about half (51%) of abortion patients in the United States reported that they had used a contraceptive method in the month they became pregnant, according to a new analysis by Guttmacher researcher Rachel Jones. This proportion represents a slight decrease from 54% of abortion patients in 2000, the last time these data were examined. The methods most commonly used by abortion patients in 2014 were condoms (24% of patients) and the pill (13%).

“Non esiste alcun mezzo contraccettivo efficace al 100 %”

“Contraceptive methods are highly effective at preventing unintended pregnancies, but no method—and no user—is perfect,” says Rachel Jones, author of the analysis. “Abortion patients should have access to the full range of contraceptive counseling and services to support them in preventing future unintended pregnancies.”

Jones analyzed responses to the Guttmacher Institute’s 2000 and 2014 Abortion Patient Survey to determine which contraceptive method or methods U.S. abortion patients had been using during the month they became pregnant. Although the demographic characteristics of abortion patients changed substantially between 2000 and 2014, these new findings suggest that contraceptive use patterns among abortion patients were similar in both years.

The share of abortion patients relying on condoms decreased between 2000 and 2014 (from 28% to 24%), and there was a small but significant increase in the share of patients who relied on withdrawal (from 7% in 2000 to 9% in 2014). Use of long-acting reversible contraceptive (LARC) methods among abortion patients increased from 0.1% in 2000 to 1% in 2014. Jones notes that as more and more U.S. women rely on these methods, a larger number of individuals will experience method failure. It is also possible that some abortion patients became pregnant shortly after they stopped using LARCs or other contraceptive methods. (…)

(…) “Reported Contraceptive Use in the Month of Becoming Pregnant among U.S. Abortion Patients in 2000 and 2014,” by Rachel Jones, is currently available online and will appear in a forthcoming issue of Contraception.(…)

(traduzione dei dati): “nel 2014  il 51 % delle pazienti che hanno abortito avevano usato un contraccettivo nel mese precedente in cui erano rimaste gravide” (…) “il mezzo contraccettivo più comune era stato il preservativo (24 %) e la pillola (13 %)” (…) ” i mezzi contraccettivi sono altamente efficaci per prevenire gravidanze indesiderate, ma nessun mezzo e nessun utente è perfetto” (…).

Quanto conta la “l’educazione al valore della vita” nella diminuzione degli aborti?

battito cuoreDagli studi riportati, non si può certo dedurre che la contraccezione prevenga l’aborto volontario. Bisognerebbe ipotizzare un percorso diverso: se il valore del concepito, del bambino non nato, rientrasse nei programmi di educazione alla sessualità, forse le interruzioni volontarie diminuirebbero drasticamente. La consapevolezza di avere davanti un cuore che batte a 20 giorni dal concepimento, di portare dentro di sé un piccolo unico, irripetibile, dotato di un DNA tutto suo, originalissimo, farebbe la differenza. Negli Stati Uniti i pro life realizzano interviste a cittadini “random” e documentano la sostanziale non conoscenza di come si svolga un aborto, di come il piccolo venga fatto a pezzi con l’intervento, di cosa sia veramente quello che ancora oggi alcuni insistono nel definire non vita: immediatamente la persona intervistata registra un cambiamento nella propria posizione, originariamente pro aborto. Vedere dal vivo cosa accada, sentir spiegare la verità sul piccolo, infatti, smuove le coscienze ed educa la società alla bellezza del bambino, anche quando non è ancora nato.

Se vuoi saperne di più sull’educazione alla sessualità e sulla gravidanza, se sei in difficoltà, contatta il Movimento e Centro di aiuto alla vita di Varese. Le volontarie ti aiuteranno gratuitamente a capire di più e saranno disponibili anche per organizzare dei corsi nella tua scuola, nella tua parrocchia, o in altri luoghi pubblici.