Erika è morta in discoteca

Erika Lucchesi, 19 anni, è morta così, di overdose, sabato scorso in una discoteca vicino ad Empoli, per aver ingerito l’ectasy. Era una bella ragazza, dai tratti delicati e piena di vita che amava andare in discoteca. Il questore di Mantova, Paolo Sartori racconta a Viviana Daloiso (Avvenire 23.10.2019) di una verità di cui non ci si rende conto; quando, un anno fa, poco dopo il suo insediamento, gli è capitato tra le mani il rapporto dell’ASL locale sui minori che venivano ricoverati in Pronto Soccorso per coma etilico: “Non volevo credere ai miei occhi: in un anno avevano raggiunto il numero incredibile di 350. Quasi un ricovero al giorno, e questo in una tranquilla città di provincia, come Mantova. Non potevo accettarlo.”

Droga in tutta Italia e non solo nelle grandi città

Nel quartiere Zen di Palermo nell’ultimo blitz antidroga dei carabinieri sono stati presi i pusher che vendevano hashish e marijuana tutti i giorni, continuamente alla luce del sole, senza timore di nessuno. Tra i dieci arrestati anche tre minorenni. A Napoli, etichette adesive con un disegno che richiama alla cocaina e siti internet e numeri di Whatsapp per poter acquistare droga in rete come qualsiasi altro prodotto: “Chiama e ti inviamo la cocaina a domicilio”: cocaina, ecstasy, hascisc, eroina, Lsd della California o l’ultima droga alla moda, l’orange tesla… A Torino anche questa  settimana sono stati catturati dei pusher presi in flagrante, vicino ad un oratorio, in pieno giorno…

Emergenza droga è anche emergenza educativa nelle famiglie che ci mettono almeno 5 anni per capire che il figlio beve o si droga.

Cosa fa la droga al cervello? Gli effetti della marijuana sul cervello

Ecco come lo psicanalista Claudio Risé, riassume la grave questione della droga del sabato sera:

Da “La Verità” 20 ottobre 2019

“I caduti del sabato sono i nostri figli abbandonati in un paradiso artificiale

Nell’indifferenza generale , il cocktail droga , alcol e rabbia sta decimando una generazione: 194 i morti nell’anno, gli adulti non propongono nulla, men che meno il significato del vivere.

“I ragazzi non sono stupidi e tuttavia finisco per piegarsi ad un messaggio pervasivo, caratteristico di società psicologicamente ammalate, psicotiche, che tendono complessivamente alla morte (soprattutto dei giovani) più che alla vita… L’intero sistema lo promuove, i media illustrano come il divertimento sia lo scopo principale della vita. Bisogna fare come fanno tutti gli altri. Pochi hanno famiglie robuste alle spalle, domina il vuoto pensiero unico del godimento drogato di massa… ”

Risé aggiunge poi l’ultima moda del godimento del male fatto ad innocenti, come nella “Shoah Party” di un gruppo di giovani su Whatsapp appena scoperta in questi giorni a Siena: divertimento, svago e perversione… Del resto, Risé nel suo libro “Cannabis, come perdere la testa e a volte la vita“, già nel 2007 lanciava l’allarme del costante aumento dei consumatori di cannabis tra i giovanissimi.

La Relazione annuale al Parlamento

Dieci anni dopo, nella Relazione annuale al Parlamento del 2017, leggiamo che la cannabis rappresenta la quota più ampia del mercato delle sostanze illecite. La cannabis come la sostanza psicoattiva più diffusa tra i giovanissimi. Oltre un quarto degli studenti delle superiori ne ha fatto uso nel 2016. 90 mila studenti riferiscono un uso pressoché quotidiano della sostanza e che quasi 150 mila studenti sembrerebbero farne un uso problematico.  E ancora: I cannabinoidi sintetici, conosciuti genericamente come “Spice”, rappresentano il più largo gruppo di sostanze monitorate in Europa dai sistemi di allerta nazionale. Questi prodotti, totalmente chimici, che si presentano come misture di erbe e che pur non contenendo cannabis ne riproducono gli effetti, rappresentano una nuova frontiera per il mercato delle sostanze illecite e sono facilmente reperibili sul web.

La pubblicità costante e potente del consumo di alcolici

Da sempre l’adolescenza è il periodo più difficile e delicato nella crescita della personalità, ma i giovani d’oggi, mi sembrano ancora più fragili e insicuri dei giovani di sempre perché il modello proposto dal sistema fa del divertimento e del piacere un must obbligatorio. Il bere e il mangiare invadono i social network, innumerevoli selfie e storie che non parlano d’altro: cene, aperitivi, buffet, tanta baldoria e tanta musica come momento topico per favorire gli incontri. E nei fini settimana, le strade e le piazze del centro città sono piene di giovani e di giovanissimi, in piedi, davanti ai locali con in mano l’immancabile bicchiere o la lattina… Sembra davvero un momento magico, spensierato che crea un’abitudine al cocktail, all’aperitivo, al bere.

Si avviano ad un lavoro per inserirsi nel sistema e a volte hanno fortuna e si sanno affermare, altre volte non ce la fanno e covano sofferenza e rancore. Entrambi si ritrovano la sera a bere, happy-hour e discoteca per svagarsi, dimenticare la noia, buttare alle ortiche la timidezza e ubriacarsi di alcol e di sesso per tirare avanti un’altra settimana. Perché nella vita non sono ancora riusciti a trovare un senso. Non sanno che si può fare a meno di tutte queste droghe e pseudo divertimenti. Non è così per tutti e molti giovani amano sinceramente la discoteca per l’occasione che offre di ballare ed incontrare gli amici, di farsi notare, conoscere e di fare nuovi incontri. Ma la discoteca e i pub possono tradire per un bicchiere di troppo, per una pasticca in più e ti rubano la vita.

Genitori presenti e non assenti

E’ dando che si riceve e  la maturazione equilibrata di una personalità passa da qui, dal dono di sé agli altri, dono della propria competenza e capacità di comunicare, amare. Amore vero e non sesso facile né con la droga, né con il sabato sera. Amore vero che nasce da una bella amicizia, valori condivisi e progetti in comune, una famiglia nuova con dei figli, il dono al mondo della propria competenza ed originalità di tratto… la droga annulla tutto questo portando senza via d’uscita alla morte prematura.

Il mondo ha bisogno di giovani capaci, virtuosi, saggi e profondi. Giovani che si impegnino per gli altri, che smettano di pensare al proprio ombelico e aprano gli occhi sui bisogni dei fratelli in umanità.

Come genitori dobbiamo vigilare e aspettare a far uscire i figli la sera. Finché sono in casa dobbiamo offrire stimoli culturali, incontri interessanti, viaggi e amicizie valide, e il nostro solido esempio in ogni campo. Osservarli, ascoltarli anche quando non dicono nulla e si chiudono nella loro stanza. Amarli e incoraggiarli affinché possano fidarsi di noi. La nostra visione della vita passerà a loro e quando l’adolescenza finirà, si ricorderanno di noi e impareranno a farsi valere a loro volta.

I giovani ci chiedono di essere guardati, ascoltati, seguiti mai dimenticati. Nei loro diari trovano talvolta le parole giuste per esprimere le loro difficoltà:

“Mio padre con me è sempre stato freddo di amore e di comprensione.

Quand’ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima.

L’amore che nutriva per me scomparve: ero sui 13 anni… 

Mi ha tolto il suo affetto proprio quando ne avevo estremamente bisogno. Non avevo uno a cui confidare le mie pene. La colpa è anche sua se sono finito così in basso. 

Se fossi stato al suo posto mi sarei comportato molto diversamente. Non avrei abbandonato mio figlio nel momento più delicato della sua vita. Lo avrei incoraggiato a ritornare sulla retta via con la comprensione di un vero padre.

A me è mancato tutto questo.

Nei riguardi degli altri fratelli e sorelle, mio padre è sempre stato esemplare, pieno di affetto e di comprensione.

Lavora per la mia famiglia, non ha vizi nocivi, è un galantuomo con familiari ed estranei.

Di una cosa lo rimprovero: di avermi negato un po’ d’affetto.

Molti ragazzi non hanno mai avuto il padre.

Io ce l’ho ma è come se non l’avessi.

Dai 13 anni in su è stato come se non l’avessi.

Forse sarebbe stato meglio se lo avessi perduto prima dei 13 anni.

Ne avrei serbato un buon ricordo, invece ora…”

Cosimo, 15 anni

Da “Vangelo secondo Barabba” Centro Salesiano San Domenico Savio Editore 1994